Operazione “Inganno”, arrestata imprenditrice antimafia
Ritirato il premio Borsellino a Rosy Canale, le era stato assegnato sabato
Quello che stiamo per riferire è uno di quei fatti di cronaca che più di altri lascia l’amaro in bocca. Era solo sabato scorso che scrivevamo di storie bellissime, di persone che, ogni giorno, combattono per la legalità e che hanno ricevuto dall’associazione Società civile di Teramo il premio nazionale intitolato al giudice Paolo Borsellino. Tra queste persone c’era anche la solare e coraggiosa Rosy Canale. Una giovane imprenditrice calabrese, scrittrice, alla quale è stato riconosciuto il merito di essersi impegnata per il riscatto di un territorio, quello di San Luca in Calabria, anche mettendo in scena una piece teatrale, Malaluna, che racconta di storie di ordinaria resistenza nella terra di nessuno.
Rosy Canale, infatti, in questi giorni era in tournee. L’ultima volta che ha calcato la scena è stato l’altro ieri a Cosenza. Ha recitato un monologo di sessanta minuti, musicato da Franco Battiato, che testimonia il dramma che ha vissuto lei in prima persona quando si è schierata contro le cosche. La Canale, titolare della discoteca Malaluna a Reggio Calabria, non aveva accettato che la criminalità spacciasse droga nel suo locale. Per questo, ha subito minacce, soprusi e lesioni. La riabilitazione l’aveva portata lontano dalla Calabria, fino al 2007, quando, dopo la strage di Duisburg in Germania, aveva deciso di rientrare nella sua terra d’origine. Ha preso la residenza nella Locride, ha dato vita a Rosa-Movimento delle donne di San Luca e ha progettato l’apertura di una ludoteca per i bambini del paese. Un’attività che, però, non è stata mai avviata per carenza di fondi.
Rosy Canale, oggi, è stata arrestata dai Carabinieri nell’ambito di un blitz contro l’ndrangheta disposto dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L’operazione, coordinata dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, è denominata, non a caso, “Inganno”. Infatti, l’accusa per la Canale è di truffa aggravata e peculato, fattispecie pur non aggravate dalla condotta mafiosa. L’imprenditrice avrebbe, infatti, distratto i fondi ricevuti dal Ministero della Gioventù, dal Consiglio regionale, dalla Prefettura e dalla Fondazione Enel cuore per la gestione di un bene confiscato alla famiglia Pelle. I soldi, invece che essere impiegati in attività antimafia, sono stati utilizzati dalla Canale a fini personali.
L’incriminazione è gravissima per una donna che era diventata simbolo della lotta all’illegalità in una terra in cui “l’umanità è sommersa”, diceva ritirando il premio Borsellino, che era diventata vessillo della opposizione a una cultura patriarcale radicata e chiusa e aveva dato la possibilità ad altre donne di prendere consapevolezza della loro condizione.
L’illegalità, la ‘ndrangheta “vince perché la Calabria patisce la solitudine istituzionale, è il terzo mondo d’Italia. Venite, chiedeva concitata al microfono nella sala del Campidoglio, a Roma sabato, rivolgendosi alle istituzioni, a Papa Francesco, venite a San Luca a riaccendere la Cometa”.
Un barlume di cometa, appena intravisto a San Luca, che Rosy Canale ha spento stamattina.
L’associazione Società civile, intanto, ha fatto sapere di avere ritirato il premio assegnato alla Canale. “Evidentemente – spiegano – siamo stati evidentemente ingannati, come la quasi totalità della società civile italiana e delle associazioni antimafia, dall’immagine pubblica di una persona, fidandosi delle segnalazioni che, in buona fede, giungono alla Segreteria del Premio per l’assegnazione annuale dei riconoscimenti. Ci scusiamo con le persone che da sempre ci sono vicine, con i volontari che gratuitamente e senza contributi pubblici, anche quest’anno hanno dato vita al Premio e a tutti gli altri premiati. Soprattutto, chiediamo scusa alla memoria di Paolo Borsellino”.