Oceani al centro della terra
La scoperta della ringwoodite finora solo ipotizzata, conferma l’esistenza d’acqua per 10 volte l’oceano Pacifico a centinaia di km in profondità
La scoperta in Brasile di un diamante contenente ringwoodite, minerale il cui campione naturale non era mai stato trovato finora sulla terra, dimostrerebbe che la zona di transizione, propriamente detta, fra il mantello superiore e inferiore è costituita da una massa d’acqua, in forma molecolare, dieci volte l’oceano Pacifico. Questo perché le molecole di H2O contenute nell’olivina, minerale presente in larga parte della crosta terrestre, si mantengono anche oltre i 410km di profondità, dove l’immensa pressione ne cambiano la densità della struttura trasformandola prima in wadsleyite e poi appunto in ringwoodite. In prospettive finora solo ipotizzate in laboratorio, la ringwoodite sintetizzata artificialmente in modo da riscontrare i dati sulla valutazione della velocità di propagazione delle onde sismiche in profondità , avrebbe contenuto tanta H2O da prevedere una massa d’acqua al massimo cinque volte gli oceani della terra.
La percentuale di acqua contenuta nelle rocce come gruppo ossidrile avrebbe comportato allora nella zona di frizione dei due mantelli una “patina umida”. A questa conclusione è ora definitivamente arrivata la squadra internazionale di ricerca guidata dal prof. dell’University of Alberta in Canada, Graham Pearson, di cui fa parte Fabrizio Nestola del dipartimento di geoscienze dell’Università di Padova.
“La scoperta – spiega Nestola – non solo permette finalmente di spiegare le anomalie osservate tramite tomografia sismica profonda, ma apre uno scenario completamente nuovo sull’interno del nostro pianeta. Infatti, l’1.4% di acqua nella ringwoodite permette di stimare un contenuto medio dell’1% di acqua nella zona di transizione. Tale percentuale – continua Nestola – corrisponde a uno spessore di acqua liquida di circa 8 chilometri sull’intera superficie terrestre. Considerando che l’oceano Pacifico copre circa un quinto di tutta la superficie terrestre ed è profondo in media 4.2 chilometri, per confronto, è come se avessimo ben ‘nascosta’ all’interno della Terra una quantità di acqua pari a circa 10 oceani profondi come il Pacifico”
L’eccezionale scoperta è stata possibile grazie al rinvenimento casuale del diamante, unico minerale capace di mantenere intatte al suo interno le proprietà originali, per la velocità di emersione durante le esplosioni vulcaniche che non danno tempo alla ringwoodite di trasformarsi in olivina. La pubblicazione del team sul numero di Nature del 13 marzo, dal titolo “Hydrous mantle transition zone indicated by ringwoodite included whitin diamond”, apre un ampio fronte di ricerche geologiche sulla tettonica a placche, le dinamiche delle zolle continentali terrestri, proprio perché conferma le ipotesi già teorizzate, con dati maggiori alle migliori aspettative.