Pubblicato: Mer, 15 Lug , 2015

Non si può non essere solidali con la Grecia.

Un’unione europea senza consenso democratico.

Adesso quale sia la materia del contendere dovrebbe essere chiaro anche a quelli del punto in più punto in meno, ma non c’è maggior sordo e cieco di chi non vuol vedere e sentire.

parlamento_grecoImporre a una nazione sovrana, da parte di uno Stato straniero, riforme entro 3 giorni, che sono di competenza, in un paese democratico, del Parlamento nazionale, così come fatto dal ministro dell’economia tedesco, Schauble, mentre da parte dell’Eurogruppo si pretende la rinuncia alla sovranità con l’impegno a sottomettere alla troika alcuni progetti di legge prima di sottoporli al Parlamento, equivale agli ultimatum irricevibili che preparano le invasioni.

Il governo Tsipras e il movimento Syriza che ne è ispiratore sono i nemici per la destra liberista che tiene in mano la Ue e dunque ormai non dovrebbe sfuggire il motivo del referendum voluto dal leader greco. L’obiettivo della Ue tedesca è la caduta di Tsipras, nonostante sia stato liberamente eletto, e la liquidazione del nuovo corso ellenico rappresentato da Syriza. La loro colpa sta nel non aderire alla filosofia del Memorandum e nel non accettare la resa completa alle logiche ultraliberiste: un sistema basato sul pareggio di bilancio, lo Stato azienda, i cittadini resi numeri passivi delle decisioni adottate da agenzie economico-finanziarie sovranazionali e non votate, i lavoratori facilmente licenziabili, ricattabili e dunque asserviti.

Perciò il referendum ha tanto irritato i circoli ristretti da far loro dichiarare, prima e dopo di esso, che a quel punto la trattativa sarebbe stata impossibile. Il timore che la politica di Tsipras suscita, è quello del contagio democratico, del crescere di consensi per una visione di Europa che a novembre potrebbe vedere unirsi alla Grecia la Spagna di Podemos, e a quel punto chissà che la sinistra sparita non riemerga dalle coltri dove sopisce. Gli avversari dei circoli non sono i populismi di destra che dicono no all’Europa comunque per ripristinare loro localismi. Ciò che fa paura è che una sinistra ritrovata possa far rivivere i valori della democrazia che la Ue neoliberista sta mandando in soffitta. Le trattative sono riprese solo per l’intervento degli Stati Uniti, spinti dai loro interessi geopolitici, dalla contesa con la Russia, dall’ipotesi che uscendo la Grecia dalla Comunità possa venire attratta nell’orbita di Mosca.

Ma le logiche di dominio della Germania, che economicamente trae vantaggio da una Ue siffatta e da essa controllata, e che ambisce alla guida del conservatorismo, con qualche nostalgia da uber alles, contro l’infezione di una diversa Unione, hanno prevalso. Bisogna dunque abbattere Tsipras. Il governo greco ha cercato con ogni mezzo di venire ad un accordo credibile: ha ceduto su iva, età pensionabile, Varoufakis si è immolato alla trattativa dimettendosi. Ma non è questo, alcune valige di denaro che certo non danneggerebbero in modo grave le finanze dell’unione, a preoccupare Merkel e Schauble, bensì il fatto politico che la formazione politica di un piccolo paese e il suo leader hanno messo in discussione il potere dei circoli neoliberisti cui essi servono.

Tsipras va umiliato. Ma dubito che questa sperimentazione di invasione senza carri armati ma altrettanto violenta di uno Stato sovrano possa essere impunemente accettata dal popolo greco. E la Grecia può rappresentare solo il primo passo. Rimango sconcertato dalla complice, meschina assenza politica degli altri governi della Comunità, dalla loro decisione gregaria. La viltà è della stessa natura di quella dell’accordo di Monaco nel settembre 1938.

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