Nigeria, Boko Haram propone uno scambio di prigionieri
In cambio delle studentesse rapite, Abubakar Shekau pretende la liberazione di tutti i membri di Boko Haram detenuti nelle carceri nigeriane. Il governo ha annunciato che non pagherà alcun riscatto. Anche Papa Francesco si uniosce all’ appello di #bringbackourgirls
Nuovi risvolti sul caso delle studentesse rapite in Nigeria lo scorso aprile dai terroristi di Boko Haram. In un nuovo video rilasciato dai sequestratori si vedono le studentesse tutte vestite col Burqa intente a recitare preghiere tratte dal Corano. «Le abbiamo convertite tutte» dice il capo Abubakar Sheaku che pretende la liberazione di tutti i militanti di Boko Haram detenuti nelle prigioni nigeriane in cambio delle ragazze che appaiono spaventate ma tutto sommato in buone condizioni.
Resta da capire la data di registrazione del video, girato apparentemente ai confini della foresta Sambisa. «Per 11 giorni sono stati a 30 chilometri da Chibok ma nessuno ha mosso un dito» dice Enoch Mark, uno dei tanti padri disperati. Dall’esercito negano tutto e dicono che la sfida principale sia capire quali informazioni possano essere effettivamente veritiere. La paura delle infiltrazioni di uomini di Boko Haram nelle istituzioni è crescente
Il Presidente Goodluck Jonathan ha dichiarato che la Nigeria non pagherà nessun riscatto perché è contrario al commercio degli esseri umani.
Ma la situazione sta mettendo in grave imbarazzo il governo di Abuja. Dal giorno del rapimento, lo scorso 14 aprile, non sono stati fatti ancora significativi passi avanti nell’ organizzazione delle operazioni di salvataggio. Come se ciò non bastasse, ecco anche la polemica sul presunto aiuto offerto dagli americani già pochi giorni dopo il rapimento. Aiuto che sarebbe stato rifiutato da Jonathan. «Non è vero. Questa è la prima volta che chiediamo aiuto» afferma un consigliere del presidente nigeriano.
Al di là delle polemiche, per cercare di dare una smossa, il Presidente della Repubblica Francese, Francois Hollande sta organizzando un meeting previsto per sabato a Parigi dove sono invitati Nigeria ( che ha già accettato l’invito), Ciad, Camerun, Niger e rappresentanti istituzionali di Regno Unito, Stati Uniti ed Unione Europea.
Parallelamente cresce anche la campagna internazionale di solidarietà. Sabato scorso, nel consueto messaggio alla nazione è apparsa Michelle Obama :«Barack ed io vediamo le nostre figlie. Vediamo le loro speranze, i loro sogni» Anche Papa Francesco ha fatto un appello per l’immediato rilascio, aggiungendosi poi a chi su Twitter supporta la causa utilizzando l’ashtag #BringBackOurGirls.
Uniamoci tutti nella preghiera per l’immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria. #BringBackOurGirls
— Papa Francesco (@Pontifex_it) 10 Maggio 2014
Intanto c’è già chi non crede più nella Nigeria. Sono gli abitanti del villaggio di Gamboru Ngala, che era stato attaccato la scorsa settimana da Boko Haram provocando trecento morti e la distruzione di migliaia tra edifici ed abitazioni, hanno annunciato che stanno lasciando il paese diretti verso il confinante Camerun. Alla base della decisione c’è la totale mancanza di fiducia sul grado di protezione che i militari nigeriani possono garantire.