Pubblicato: Lun, 16 Dic , 2013

Morto Paolo Pedrizzetti, con uno scatto entrò nella storia

Rocambolesca morte, oggi ad Arona, per l’autore di una delle foto simbolo della storia italiana
la celeberrima foto di Pedrizzetti

la celeberrima foto di Pedrizzetti

Sono morti oggi pomeriggio ad Arona, in provincia di Novara, due coniugi 66enni, Paolo Pedrizzetti e Raffaella Mattia. Secondo una prima ricostruzione degli investigatori l’uomo era intento a sistemare gli addobbi natalizi in balcone quando, non si sa per quale motivo, sarebbe caduto e la moglie, nel tentativo di afferrarlo, sarebbe volata anche lei dal settimo piano del condominio nel quale abitavano.

Il nome dell’uomo forse sarà sconosciuto ai più ma con una sua foto è entrato nella storia italiana. Pedrizzetti, architetto e fotografo, è l’autore della fotografia diventata simbolo degli anni di piombo, quella raffigurante un uomo mascherato che piegandosi leggermente punta, a braccia tese, una pistola contro la polizia durante una manifestazione.

La foto fu scattata in via De Amicis a Milano il 14 maggio del 1977 e durante gli scontri morì il vicebrigadiere Antonio Custra. Il poliziotto venticinquenne, ucciso da un colpo di Beretta 7,65 alla testa, morì all’istante lasciando una moglie incinta. Nelle prime battute dell’indagine si credeva che Pedrizzetti avesse immortalato proprio l’assassino di Custra; in realtà l’uomo ritratto, Giuseppe Memeo, non era il colpevole. Ad aver ucciso il poliziotto fu il militante di estrema sinistra Mario Ferrandi e per questo in seguito condannato. Memeo, innocente per l’omicidio Custra, verrà arrestato poco tempo dopo, infatti sarà riconosciuto colpevole dell’omicidio del gioielliere milanese Pierluigi Torregiani assassinio che ai tempi fece discutere perché nell’agguato fu ferito alla spina dorsale anche il figlio quindicenne del gioielliere.

Paradossale che ad entrare nei libri di storia sia la foto di chi non era un fotoreporter di professione. Pedrizzetti, che poi farà fortuna come product designer, dopo gli eventi consegnò il rullino ai giornali e alla polizia per favorire le indagini e proprio per questo fu a lungo minacciato da diversi gruppi terroristici.

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