Pubblicato: Ven, 15 Nov , 2013

“Miele di mare”: le poesie epiche di Emanuele Lanzetta

L’esordio letterario dell’autore palermitano è il racconto di un viaggio, tra il ricordo del passato e il desiderio del nuovo

 

LanzettaL’esordio letterario del palermitano Emanuele Lanzetta rievoca già nel titolo l’analoga composizione di Gesualdo Bufalino, “L’amaro miele”, a cui l’autore si è ispirato per sensazioni e tipologie. “Miele di mare. Romance di una compagna e di un viaggio”(Officina Trinacria Edizioni, 2013) «è un romanzo in versi – spiega lo stesso Lanzetta – e per questo ho deciso di indicare anche nel sottotitolo la sua specificità. Romance è, infatti, un termine della letteratura medievale che descrive un componimento epico narrativo, una narrazione in versi lirici. Le poesie, poi, hanno un titolo solo in una sezione particolare, “Canzoni di fuochi e di rimembranza”, perché legati alle canzoni di Fabrizio De Andrè (Bocca di rosa, La canzone di Marinella, Oceano, Via del Campo, Le passanti, Verranno a chiederti del nostro amore, Teresa, Andrea).

“Miele di mare” è, dunque, il racconto di una storia, un esercizio della memoria, a tratti solare, a tratto amaro, persino angoscioso, grazie al quale l’autore percepisce la propria continuità nel tempo percorrendo le diverse stagioni della sua vita. È il racconto di un viaggio e, prima ancora, di una ricerca interiore consapevole del senso delle cose, nell’incontro con la vita. Una ricerca di cui il lettore può esserne partecipe, grazie ai prologhi che danno in qualche modo le coordinate di ciò che vi è racchiuso. Una ricerca mai facile e che ognuno di noi compie nella propria esistenza, alternando momenti di gioia ad altri di straordinaria fragilità e incertezze. Ruolo fondamentale di questa ricerca delle cose e del sé, è costituita dall’amore che concentra tutte le nostre esperienze, sempre – qui – in maniera lineare e consapevole. È l’uomo che affronta e supera una parte della sua vita potendo dire alla fine: «Continuo a non capire bene ciò che mi circonda, però mi sembra di saperne di più».

L’opera di Lanzetta non è soltanto la ricerca di un uomo, ma è anche la ricerca del poeta. Tanto che il viaggio non va inteso esclusivamente come «movimento nello spazio fisico, ma anche come attraversamento dello spazio spirituale e mentale». E in questo senso, confida l’autore, i luoghi sono stati spesso fonte di ispirazione, primo fra tutti il mare, di una comunicazione più profonda. «La ricerca delle parole serve anche a questo: eliminare le banalizzazioni e riportarle al loro senso più vero e profondo, grazie al suo potere evocativo, delle volte magico». Evidente, inoltre, dalla prima all’ultima poesia, una volontà precisa di trovare la esatta parola esaustiva. Il senso delle cose che l’uomo/poeta cerca di conquistare passa attraverso la parola e l’intera raccolta esprime questa esigenza. Ne è un esempio la presenza di numerosi neologismi.  

«Quello che io cerco di trasmettere al lettore è l’idea di viaggiare insieme in questo spazio interiore, in una sorta di “cosmopolitismo dell’anima”. Espressione forse un po’ iperbolica, ma che trovo adatta. Il cosmopolitismo va inteso qui in senso filosofico e politico, ovvero l’idea di essere cittadino del mondo e di trovarsi a proprio agio in ogni luogo e a contatto con ogni cultura. Il mio desiderio, in particolare, è quello di mettere in comunicazione fra loro le anime delle persone e sperare che ci si possa trovare bene all’interno dell’anima di qualcun altro. Attraverso la mia poesia cerco proprio questo contatto».

La ricerca di Lanzetta consiste in questo: mettere in relazione, attraverso la lettura, il poeta e il lettore, in modo che quest’ultimo «possa entrare dentro il mio viaggio interiore e che in qualche modo ci possa essere un’unione spirituale, che si realizza tra lui e “l’artigiano della parola”». In tale percorso il monologo diventa dialogo, speranza di un nuovo germogliare della vita che riscatti il grigiore del passato.

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