Mafia, direttiva confisca dei beni: arriva l’ok del Parlamento europeo
Sonia Alfano: «Italia modello per norme». Rita Borsellino: «Servono altri provvedimenti per rafforzare sequestro e confisca»
Il Parlamento Europeo ha approvato ieri in seduta plenaria a Strasburgo (con 631 voti favorevoli, 19 contrari, 25 astenuti) la direttiva che prevede il sequestro e la confisca dei beni provento di reati di mafia e di altri reati gravi, come la corruzione. La confisca dei beni ottenuti mediante attività criminali è uno dei più efficaci strumenti di lotta alle mafie e finalmente, quindi, diventerà legge nella Ue. L’accordo dovrebbe essere formalmente approvato dal Consiglio nelle prossime settimane, dopodiché gli Stati membri avranno 30 mesi di tempo per trasporre la direttiva in legislazione nazionale. I beni potranno essere confiscati sia a seguito di una condanna penale definitiva, che nel caso di procedimenti che non possono giungere a conclusione, poiché l’indagato è malato o in fuga, ad esempio tramite procedimenti in contumacia. Il disegno di legge è parte di una più ampia strategia dell’Unione europea per combattere frode e corruzione. L’Irlanda parteciperà all’accordo, al contrario di Regno Unito e Danimarca.
Le nuove norme consentiranno agli Stati membri di confiscare beni ottenuti mediante attività come corruzione, partecipazione a un’organizzazione criminale, pornografia infantile o criminalità informatica. Il sequestro dei proventi acquisiti da terzi sarà consentito «solo se il terzo sapeva o avrebbe dovuto sapere che il bene era stato trasferito per evitare la confisca o se era stato ceduto a titolo gratuito o in cambio di un importo notevolmente inferiore al suo valore di mercato». Il testo prevede anche l’adozione di misure volte all’utilizzo dei beni confiscati per interesse pubblico e che incoraggino il riutilizzo sociale. Oggi, meno dell’1% dei proventi di reato sono confiscati.
«Accolgo con favore il voto del Parlamento europeo su questa importante direttiva, che renderà più facile per la polizia colpire la criminalità organizzata nel punto più doloroso: i profitti», commenta così il commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom l’ok alla legge sulla confisca di beni provento di reato. Questa legge, osserva, contribuirà «a proteggere l’economia da infiltrazioni criminali e corruzione con un impatto significativo su vittime della criminalità, contribuenti e società nel suo insieme».
C’è però chi frena gli entusiasmi, ben consapevole che il percorso di concreta repressione delle mafie, tracciato trentadue anni fa con l’approvazione in Italia della legge Rognoni-La Torre, è ancora assai lungo.
«È un timido passo avanti nel tentativo di esportare in Europa le norme che sono già in vigore in Italia», dice Sonia Alfano, eurodeputato dell’Alde e presidente della Commissione Antimafia Europea, che ha lavorato con Rita Borsellino al rapporto della rumena Monica Luisa Macovei. « È importante – ha aggiunto – che l’Unione Europea continui ad attrezzarsi con leggi ispirate al “modello Italia” per frenare il dilagare in Europa delle attività illecite delle mafie».
«Abbiamo dovuto fare i conti, nel lavoro di redazione del testo, con quegli Stati membri dell’Ue che preferiscono provvedimenti legislativi che tutelino gli imputati, piuttosto che le vittime dei reati. Resta tanto da fare per migliorare le norme sulla confisca approvate oggi qui a Strasburgo. Va messo in evidenza che, in modo incomprensibile, proprio quei Paesi che si sono distinti a livello europeo per aver imposto una politica di austerity -mi riferisco alla Germania, sempre pronta a chiedere la spending review-davanti alla possibilità di far recuperare alle casse dell’Unione patrimoni frutto di attività illecite hanno alzato le barricate e hanno impedito l’approvazione di un testo più efficace ed ambizioso», ha sottolineato la Alfano, ricordando quanto abbia dovuto combattere per far comprendere quanto fosse importante approvare una norma che prevedesse la confisca dei patrimoni illeciti in caso di morte: l’opposizione in Consiglio di alcuni Stati membri ha bloccato tutto».
Per Rita Borsellino «l’approvazione della direttiva sulla confisca dei beni mafiosi rappresenta un passo importante nella lotta al crimine organizzato, ma da sola non basta». L’eurodeputato del gruppo S&D è tra l’altro profondamente delusa che, tra le norme minime comuni, non sia stata inclusa la confisca senza condanna in caso di morte dell’imputato. «Una fattispecie, presente nell’ordinamento italiano, che ha permesso di infliggere duri colpi alla criminalità organizzata». «Se alcuni Stati membri fossero stati più coraggiosi e avessero creduto di più nell’Unione Europea – ha detto – oggi, sicuramente, avremmo avuto uno strumento di contrasto al crimine organizzato molto più efficace».