L’Uganda reprime l’omosessualità, interviene Obama
A seguito dell’emanazione di una legge sulla repressione dell’omosessualità in Uganda, il Presidente USA insorge e minaccia l’interruzione dei rapporti con il paese
Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha annunciato l’intenzione di voler firmare la nuova legge contro l’omosessualità approvata dal parlamento il 20 dicembre scorso. La nuova legge, promossa da una maggioranza schiacciante, prevede la totale repressione degli omosessuali all’interno del paese: vista come una malattia a tutti gli effetti, l’omosessualità va così punita attraverso la detenzione, arrivando persino all’ergastolo e alla pena di morte per i ”recidivi”, ossia per coloro che continuano a perpetrare il loro essere nonostante i mezzi ”curativi” previsti durante la reclusione.
Tale legge ha attirato subito le critiche della diplomazia internazionale, in particolare ha suscitato grande sdegno negli Stati Uniti. Durante la giornata di ieri il Presidente USA Barack Obama si è pronunciato in merito alla questione, ritenendo la nuova legge contraria ai diritti fondamentali e alla dignità umana. In un territorio in cui la violenza nei confronti degli omosessuali è in continua crescita, ha continuato il Presidente, approvare una legge di questo genere rappresenta un enorme passo indietro, escludendo il paese da qualsiasi impegno nei confronti dei diritti umani.
La violazione delle libertà personali del popolo ugandese viene considerata dagli USA talmente tanto grave da inficiare i rapporti diplomatici tra i due paesi, un chiaro segnale per l’Uganda e non solo, dato che criminalizzazione dell’omosessualità viene ad oggi divulgata in parecchi Stati, uno a caso, la Russia.