L’invasione degli ultràcalcio
La violenza negli stadi e fuori, cancro del nostro calcio anche prima di Salernitana-Nocerina
L’ultima minaccia è l’invasione degli Ultracalcio. La definizione ricorda un film di Don Siegel (1956) tratto da un romanzo di fantascienza di Jack Finney (1955) dove sono gli extraterrestri a invadere una cittadina della California, e si insinuano negli abitanti ai quali si sostituiscono durante il sonno. Il medico che lancia l’allarme sugli ultracorpi viene preso per pazzo, ma i fatti gli daranno ragione. Quella era fantascienza, ma quello che sta succedendo nel calcio italiano è tragica realtà. L’ultimo clamoroso episodio è la partita Salernitana-Nocerina, con i giocatori di Nocera che abbandonano il campo per paura. Gli Ultracalcio hanno invaso le curve, fino a diventarne i padroni. Ma non soltanto delle curve: spesso sono diventati gli interlocutori delle società, un contropotere col quale fare i conti, scendere a patti. La violenza negli stadi, gli scontri tra le due tifoserie, stanno diventando soltanto un ricordo. Come sembrano lontani i tempi in cui Nanni Balestrini raccontava nel suo romanzo “I furiosi” (1994) le imprese violente delle Brigate Rossonere, un gruppo di tifosi del Milan capace di assalti ai treni e scontri con le altre tifoserie.
Basti pensare che le ultime tre morti legate ad una partita di calcio sono avvenute fuori dagli stadi Ricordiamole: 2 febbraio 2007, l’ispettore di polizia Filippo Raciti muore in uno scontro con i tifosi del Catania, fuori dallo stadio Massimino in occasione del derby col Palermo. 11 novembre 2007, Gabriele Sandri, tifoso della Lazio, viene ucciso in un’area di servizio dell’autostrada, nei pressi di Arezzo, da un colpo di pistola esploso da un agente di polizia dall’altra parte della carreggiata. 30 marzo 2008, Matteo Bagnaresi, tifoso del Parma, viene investito da un pullman di tifosi juventini che si stavano recando a Parma.
La degenerazione del tifo italiano presenta aspetti diversi ed inquietanti. La politicizzazione delle curve passa dallo striscione dei tifosi della Lazio che inneggia ad Alba Dorata, come è avvenuto recentemente all’Olimpico, alla guerriglia urbana che si scatena in occasione di certe partite, dove il bersaglio sono sempre più spesso i poliziotti e il movente è politico e non calcistico. C’è poi il razzismo. C’è quello dichiarato, ideologico, pericoloso ma c’è anche la stupidità , la voglia di innervosire l’avversario: perché se fischi Balotelli e non Robinho allora il colore della pelle non c’entra. Ma “usare” il razzismo per far saltare i nervi ad un giocatore avversario è ancora più inqualificabile Ma non finisce qui. Adesso ci sono anche le chiusure delle curve per discriminazioni territoriali, che stanno diventando un’arma di ricatto degli ultras nei confronti delle società. Introdurre la discriminazione territoriale è stata una scelta italiana. Il presidente dell’Uefa Michel Platini ha detto recentemente: «La Uefa prevede solo il concetto di discriminazione, poi ogni Federazione, caso per caso, decide. Qualcuno può fare di più, com’è stato il caso dell’Italia. Ma io il concetto di discriminazione territoriale l’ho imparato adesso». E ha aggiunto: I tifosi violenti ci sono sempre stati, ma sono pochi. È un problema sociale e dovrebbero essere i politici e i dirigenti a intervenire. Non sono io a dovere chiudere uno stadio. Io non sono un carabiniere».
Insomma la discriminazione territoriale è diventata una complicazione. Ma è possibile che con i biglietti individuali e le telecamere non si riesca a identificare i razzisti delle curve? L’invasione degli Ultracalcio non è un fenomeno recente. Dagli anni Ottanta gli ultrà hanno cominciato a crescere. In qualche caso si è cominciato con i biglietti: la società riforniva questi gruppi che poi li rivendevano. Col tempo il potere degli ultrà è cresciuto. Tra i più noti gli Irriducibili della Lazio, nati nel 1987. Spesso la loro storia è diventata cronaca nera. Due leader degli Irriducibili sono tornati recentemente alla ribalta: Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, è stato arrestato il 27 ottobre per traffico di droga, Fabrizio Toffolo è stato gambizzato il 22 giugno. Per entrambi, assieme ad altri due Irriducibili, Iuri Alviti e Paolo Arcivieri, il primo ottobre sono stati chiesti otto anni di carcere per le minacce e le pressioni rivolte al presidente della Lazio Claudio Lotito per cedere la società ad una cordata che faceva capo a Giorgio Chinaglia.
Gli ultrà o ultras incidono pesantemente sulla vita delle società: incidono sulle scelte tecniche, esprimono veti per l’acquisto di un giocatore o l’ingaggio di un allenatore, determinano il risultato di una partita. Esemplare quello che è successo a Brescia all’inizio di questa stagione. La società ingaggia come tecnico Marco Giampaolo. Ma gli ultrà pongono il veto al suo vice, Fabio Gallo, “reo” di avere un passato nell’Atalanta. Gallo va ad un incontro con gli ultras, chiesto dalla Digos(!). Niente da fare, qui non ti vogliamo. E Gallo rinuncia. Giampaolo adesso ammette di aver sbagliato ad aver accettato la panchina del Brescia. Ma poco dopo tocca a lui. Il 21 settembre il Brescia viene sconfitto in casa dal Crotone. L’addetto stampa della società e due uomini della Digos (ancora!) convincono il tecnico a incontrare i tifosi. Giampaolo racconta che il confronto avviene in un locale dello stadio dove è scritto Polizia di Stato. Nessuna minaccia, ma un processo sportivo: per Giampaolo è troppo, così lascia il Brescia. E quando non si presenta all’allenamento c’è pure un appello a Chi l’ha visto? Brescia non è nuova a queste situazioni. Il 10 marzo 2005 Daniele Adani e Roberto Guana lasciano la squadra, rinunciando allo stipendio, dopo che alcuni ultras erano entrati nel campo di allenamento mettendo le mani alla gola ad Adani, accusato di scarso impegno.
Come dimenticare il “ derby del bambino morto”? Il 21 marzo 2004 durante Roma-Lazio si sparge la voce che un bambino è stato ucciso da un’auto della polizia. Alcuni tifosi entrano in campo, parlano con Totti e l’arbitro Rosetti e li convincono a sospendere il derby. La vicenda si è conclusa nel giugno di quest’anno con la condanna a un anno e due mesi per resistenza a pubblico ufficiale per cinque tifosi (tre della Roma e due della Lazio), assolti gli altri undici rinviati a giudizio. Incredibile anche quello che è successo all’Olimpico il 2 maggio 2010. E’ la terzultima di campionato, l’Inter è in testa con due punti di vantaggio sulla Roma. I tifosi della Lazio sono tutti per l’Inter: vincerete il tricolor, cantano in coro. Lazio-Inter 0-2, lo scudetto andrà i nerazzurri. Salernitana-Nocerina si conclude con 28 denunciati per violenza privata e aggravata, Il Viminale aveva chiesto ad inizio campionato che le tre squadre campane, Salernitana, Nocerina, Paganese giocassero in gironi diversi, ma i gironi della I divisione sono soltanto due. Adesso denuncia il rapporto perverso tra alcuni club di calcio e gruppi di banditi.
Ma non dovrebbe essere il Ministero degli Interni a mettere dentro i banditi?