L’Europa perde la tripla A
Deciso il taglio del rating della UE da parte degli americani di Standard&Poor’s, i dubbi sul bilancio decisivi.
Standard&Poor’s ha declassato l’Unione Europea, il rating di lungo termine è sceso ad AA+ con outlook stabile.
L’agenzia americana motiva il taglio della tripla A spiegando che «la credibilità complessiva dei 28 Stati membri della Ue in materia di credito si sia indebolita, il profilo finanziario deteriorato e la coesione allentata, inoltre i negoziati tesi sul nuovo bilancio segnalino rischi crescenti sul supporto di alcuni membri all’Unione».
La risposta da Bruxelles non si è fatta attendere ed è più che piccata. Il commissario Olli Rehn ha bollato come «discutibile» la decisione di S&P, il finlandese ha infatti ricordato come il bilancio dell’Unione sia vincolato dai Trattati, non prevedendo né debito né deficit, e che neanche nei mesi più duri della crisi nessun Stato membro ha messo in dubbio il suo contributo finanziario al budget comunitario.
Per il premier Letta il declassamento è un campanello d’allarme perché segnala che l’attenzione sull’Euro, nonostante gli sforzi, non è finita ed il rischio di vanificare quanto fatto è altissimo. Più polemico un portavoce della Commissione che allunga sospetti su S&P legando la decisione al regolamento europeo approvato nei mesi scorsi che prevede norme più stringenti per le agenzie di rating.
Tali agenzie, è utile ricordarlo, non valgono solo da “guida” per chi investe. Molti grandi fondi d’investimento, che spesso muovono centinaia di miliardi, hanno nello statuto il divieto espresso di investire in aziende o Stati con un rating inferiore ad una data soglia. Chiaro quindi come queste valutazioni, spesso opinabili e poco trasparenti, abbiamo un grande effetto diretto sull’economia mondiale e le agenzie finora mai hanno dovuto render conto dei propri errori. Per fare solo un paio di esempi, sia Lehmann Brothers che Parmalat alla viglia dei rispettivi crack godevano del massimo rating e ben sappiamo che i due improvvisi fallimenti hanno comportato la perdita di ogni risparmio per migliaia di famiglie.
Ad ogni modo, per quanto riguarda il caso dell’Unione Europea, il taglio di rating, complice il fatto che le altre due grandi agenzie, Moody’s e Fitch, non hanno modificato il giudizio, non sembra aver avuto effetto sui mercati con l’euro che si conferma stabile intorno a 1,36 dollari.