Lettera in codice del boss confidente di Riina
Alberto Lorusso, capomafia della Sacra Corona Unita, lascia in cella una lettera scritta in alfabeto fenicio, nelle cui prime parole si parla di una attentato
Alberto Lo Russo, l’uomo che in questi ultimi anni ha trascorso l’ora d’aria con il boss Totò Riina, nel carcere milanese di Opera, nascondeva in cella una lettera misteriosa, scritta con l’alfabeto Fenicio. Gli agenti Dia hanno decifrato parole inquietanti: “Attenato”, “papello”, “bagarella”. A scriverle il capomafia pugliese della Sacra Corona Unita, che fra luglio e novembre è stato intercettato mentre raccoglieva gli ordini di morte del capo di Cosa Nostra nei confronti del sostituto procuratore Nino Di Matteo. Il 16 novembre Riina aveva ordinato a Lorusso un attentato per il pubblico ministero “Facciamola grossa questa cosa e non ne parliamo più”.
L’indagine dei pm di Palermo adesso è concentrata su Lorusso, che non trascorre più l’ora d’aria con Riina e si è chiuso in un silenzio profondo. L’uomo è emerso essere un esperto di crittografia e più volte sono state scoperte dai magistrati lettere scritte da lui in codice.
Il 23 dicembre i pm di Palermo interrogano Lorusso e ordinano la perquisizione della sua cella dove viene trovata le lettera in codice. Tre giorni fa il comitato provinciale per l’ordine pubblico assegna a Di Matteo un elicottero per i suoi spostamenti più delicati.