Legge sugli stadi, palazzinari in agguato
Presentata come emendamento alla Manovra, la cosiddetta “legga sugli stadi”. Parlamento, e Governo, si dividono
Era, ed è, una delle leggi più attese e desiderate dal mondo sportivo ma una volta presentata ha sollevato una quantità di polemiche tale da indurre lo stesso Governo ad un ripensamento.
Si tratta della legge sugli impianti sportivi. Il provvedimento dovrebbe snellire le pratiche (oggi ci vogliono circa 7 anni) per la costruzione di nuovi impianti sportivi, nello specifico strutture con almeno 500 posti se indoor, 2000 se all’aperto. La norma era attesa e spinta dal CONI e, soprattutto, dalla Federcalcio che, rappresentando lo sport più ricco e seguito del Paese, ha nei suoi affiliati i soggetti più interessati. Ad avere scatenato le proteste di mezzo Parlamento è il seguente passaggio: «L’intervento può prevedere uno o più impianti sportivi, nonché insediamenti edilizi e interventi urbanistici entrambi di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi, che risultino funzionali al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’intervento».
Nel punto in cui si consentono anche interventi “non contigui”, si celerebbe quel cavillo che permetterebbe, ai soliti noti, incredibili speculazioni. Sarebbe consentito, infatti, realizzare uno stadio in una parte della città e, sfruttando le agevolazioni della legge, un intero quartiere da tutt’altra parte in barba ad autorizzazioni e vincoli. Inoltre, secondo Edoardo Zanchini di Legambiente, in una bozza precedente era inserita la frase «ad esclusione di interventi residenziali», passaggio scomparso nella versione presentate alle Camere. Le polemiche hanno investito lo stesso Governo, infatti, se, da una parte, il viceministro all’Economia Fassina ha espresso dubbi sul provvedimento e il ministro dell’Ambiente Orlando ha affermato che «il ministero dell’Ambiente non ha avuto modo di valutare l’impatto della norma. È essenziale, tuttavia, che tale norma sia coordinata con la legge sul consumo del suolo licenziata dal Governo a giugno». Dall’altra parte, il ministro dello Sport Delrio ha risposto che la legge non prevede nulla di nuovo, ma vuole solo snellire i procedimenti senza alcun aggravio di spesa per l’erario.
Più di una fonte sostiene che in realtà il Governo non ritirerà l’emendamento ma lo modificherà togliendo la parte incriminata, ovvero eliminando le parole “non contigui”. La norma in questione ha un’importanza capitale per lo sport italiano, non solo per il calcio che investirebbe la quantità maggiore di denaro ma soprattutto per gli sport minori che soffrono, in maniera patologica, l’assenza di impianti sportivi. Inoltre, ricordano i fautori della norma, nonostante la crisi, si sbloccherebbero investimenti per circa 8 miliardi in quattro anni oltre alle ricadute occupazionali e sociali che si avrebbero nel riqualificare interi quartieri. Chiaro come l’approvazione di tale norma sia importante ma bisogna prestare attenzione all’assalto di palazzinari e speculatori e, vedendo quanto presentato in Parlamento, la prima battaglia sembra essere stata vinta da quest’ultimi.