Legge anti-propaganda in Russia: nuovi scontro tra attivisti gay e conservatori
Sfociata nella repressione violenta l’ennesima protesta sulla legge anti-propaganda omosessuale.
Pochi mesi fa il Governo Russo ha approvato la cosiddetta legge ”anti-propaganda omosessuale”, che vieta qualsiasi tipo di effusione omosessuale in pubblico al fine di tutelare la sensibilità di minori e credenti. La delibera sulla legge ha scatenato l’immediata reazione della comunità omosessuale russa, che ha subito messo in atto un ciclo di proteste in tutto lo Stato, chiamate dai media “la protesta dei baci”.
Le contestazioni, che si sono protratte in questi mesi, sono tutte tristemente accomunate dallo stesso epilogo: la repressione dei manifestanti da parte delle forze dell’ordine, con atti di violenza e di disumana detenzione.
L’ultimo esempio di quanto appena descritto si è verificato in queste ore a San Pietroburgo: un gruppo di attivisti sceso in piazza per sfidare la legge anti-propaganda ha trovato ad attenderlo una compagine di conservatori favorevoli alla posizione governativa. La guerriglia che ne è derivata ha comportato l’intervento delle forze armate, la cui repressione violenta si è focalizzata esclusivamente sugli attivisti gay, malmenati ed infine arrestati.
Le immagini dell’accaduto stanno facendo il giro del mondo, aggiungendosi alle testimonianze delle violenze perpetratesi negli ultimi mesi, suscitando sempre più scalpore all’interno della comunità internazionale.
Numerose sono infatti le voci che hanno condannato la legge del Governo Putin, vista come un insensato passo indietro rispetto al 1993, quando in Russia l’omosessualità ha cessato di essere un reato (nonostante sino al 2000 sia stata ritenuta una malattia mentale).
A parte gli USA, la cui opinione contro l’operato di Putin ha ragioni ben più profonde rispetto ai diritti degli omosessuali, anche l’UE si è pronunciata negativamente riguardo l’accaduto, sancendo che la legge anti-propaganda e le conseguenti repressioni rappresentano la negazione dei principi democratici del continente.
Gli attori maggiormente coinvolti nella contestazione rimangono comunque le ONG sui diritti umani e le personalità di spicco della Russia stessa, che continuano a condannare la legislazione e l’atteggiamento delle forze dell’ordine nel tentativo di sensibilizzare la società.