Le riforme sono ineludibili, apriranno la strada alla crescita del Paese
Le turbolenze interne al Pdl mettono in serio pericolo le sorti del governo: il ddl costituzionale sulle riforme passa, al Senato, per soli 4 voti. Letta, preoccupato ma fiducioso, fa appello alle forze politiche perché lavorino insieme per il cambiamento. Andando oltre le posizioni difensive e conservatrici, ammonisce Napolitano.
Poter contare su un partito unito, il Pdl, sarebbe di conforto. Per il governo e per il Cavaliere. Invece, no. Berlusconi è stretto fra i guai giudiziari che si moltiplicano e le beghe interne al partito. Da Napoli arriva la notizia del rinvio a giudizio per presunta corruzione: avrebbe versato all’ex senatore De Gregorio tre milioni di euro per passare dal centrosinistra al centrodestra, togliendo i numeri al governo Prodi. Da Roma, gli comunicano che si è concluso con un nulla di fatto l’incontro blindatissimo tra Alfano e Fitto. Il Cavaliere aveva sollecitato la riunione per tentare la pacificazione: ora, una rottura insanabile all’interno del partito non gli farebbe gioco. Il vicepremier aveva accettato, pur di tentare di preservare il governo da ulteriori scossoni.
Ma, Fitto e Alfano, restano distanti. Gli staff, con formula di cortesia, bollano l’incontro come interlocutorio. Mentre il Giornale di Sallusti, racconta di commessi costretti a isolare le stanze del confronto per le fibrillazioni registrate. Di fatto, il numero due del Pdl e il lealista Fitto riferiranno del colloquio al Cavaliere, incontrandolo in due momenti diversi.
L’unità nel Pdl, neanche troppo esibita, è posticcia. Un gruppo di senatori, per lo più campani, ieri ha messo ancora una volta in pericolo la tenuta del governo. L’ennesimo tentativo, non riuscito, di innescare una crisi. A palazzo Madama si votava il disegno di legge costituzionale per l’istituzione del comitato parlamentare per le riforme istituzionali. La maggioranza rPdlichiesta era qualificata. Undici senatori del popolo della libertà si sono astenuti. Il provvedimento è passato per soli quattro voti.
Preoccupato Letta, continua a invitare all’unione la maggioranza, soprattutto per perseguire gli impegni presi. Fa appello a tutte le forze politiche per lavorare insieme alle riforme, che permetteranno al Paese di funzionare meglio. Del resto, senza riforme il governo non ha senso, ammonisce severamente Napolitano. Il tema è ineludibile, non se ne può discutere a vuoto. Per il capo dello Stato, sono troppi i tentennamenti, anche sulla legge elettorale. Il Parlamento naufraga nelle contrapposizioni e nell’inconcludenza, non si possono giustificare e subire posizioni difensive e conservatrici. Le riforme istituzionali e quelle costituzionali, esorta il presidente Napolitano, vanno fatte entro il 2014.