Pubblicato: gio, 7 Gen , 2016

La vera natura dello scontro Arabia Saudita – Iran

E’ uno scontro quello per il controllo economico e politico dell’area mediorientale, ben più che la lotta tra fanatismi religiosi.

E’ solo un caso che la rivalità tra Arabia Saudita e Iran, uno dei motivi dell’instabilità dell’area mediorientale, si acuisca all’inizio di questo 2016?

Crediamo di no; crediamo che l’esplodere della tensione sia dovuta al fatto che il petrolio sia ancora il mezzo principale per affermare il proprio dominio nella politica internazionale, sia in Medioriente che in altre aree geopolitiche. Non si è investito a sufficienza su fonti energetiche alternative e dunque il petrolio è ancora la prima fonte di copertura energetica del pianeta e non ne influenzeranno la produzione neanche i recenti impegni di Parigi da parte degli Stati sulle minacce all’ambiente.

parlamento_iranNon influenza il livello della produzione neanche il calo del prezzo del barile: l’Arabia Saudita non intende diminuire e non diminuisce la propria produzione per non perdere la leadership nei confronti dell’Iran e vuole danneggiare in ogni modo Teheran, sia appunto mantenendo alta la produzione petrolifera, sia soffiando sul fuoco dei fanatismi religiosi e l’apertura dell’anno con la condanna a morte di sciiti è stata esecuzione di tale piano. La religione è un mezzo non il fine.

L’Arabia Saudita teme la possibilità che l’Iran adesso ha di ritornare ad esportare nuovamente il petrolio, proprio a partire da quest’anno, grazie agli accordi di Vienna che hanno tolto le sanzioni contro Teheran e che tanto hanno fatto irritare Riad. Il rientro dell’Iran sul mercato internazionale imporrebbe una riduzione delle quote degli altri paesi produttori e quindi pure quelle del regime saudita. Teheran è stata costretta, dal 2012, a rinunciare alle proprie esportazioni e il Paese iraniano ha le capacità di ricavare con l’oro nero milioni di dollari. Può, adesso, tornare a produrre 3-4 milioni di barili al giorno e arrivare ad esportare circa 2,5 milioni di barili. L’Arabia Saudita riempie attualmente 10 milioni di barili al giorno e ne esporta 6: con la concorrenza iraniana perderebbe quote importanti di mercato.

Abbiamo detto che la religione, la guerra del terrore tra sunniti e sciiti è solo un mezzo di uno scontro che invece è prevalentemente economico. Gli sciiti stanno sopra i grandi giacimenti storici del nutrimento energetico globale, lì dove produrre petrolio costa solamente 2 dollari. E’, dunque, uno scontro di potere, di dominio molto ma molto terreno. L’Occidente non è gradito che ponga i piedi su quella ricchezza ed è alternativamente minacciato e blandito, ma non può distogliersi da quelle regioni, pure se è questo che mette in pericolo la sicurezza dei suoi cittadini.

Ma il petrolio è sempre la necessità e l’affare maggiore. La Cina, da sola, importa 7 milioni di barili al giorno, anche gli Stati Uniti aumentano i consumi. La domanda del greggio sta rallentando, ma i consumi sono comunque in crescita. Ci sarà ancora bisogno di più petrolio nei prossimi tre-quattro decenni, prevedono gli esperti. Alcuni sostengono che il trend è quello di una crescita dei consumi. Dunque il Medioriente resta centrale per le vicende e i destini del sistema globale e perciò gli scontri di potere sono così aspri.

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