La Svizzera restituisce all’Italia beni archeologici trafugati
Lo ha deciso il Tribunale Federale, i reperti sono stati riconsegnati alle autorità italiane
Si è conclusa tre giorni fa la lunga vicenda giudiziaria durata ben 13 anni, che ha portato alla restituzione 4536 pezzi tra opere d’arte e reperti archeologici. L’operazione è stata portata a termine grazie alla collaborazione con il Ministero pubblico di Basilea. Nel 2001 infatti nel corso di un’indagine penale su trasferimento illecito di opere d’arte, associazione a delinquere, ricettazione e omessa denuncia di beni archeologici, il nostro paese aveva presentato un’istanza di sequestro di tali beni al Ministero pubblico di Basilea. In seguito alla richiesta italiana il Ministero svizzero aveva sequestrato circa 5800 oggetti di epoca etrusca e romana, in gran parte provenienti da scavi illegali con sede in Italia . L’Ufficio federale di giustizia in conformità con la decisione presa dal Tribunale federale, aveva poi concordato con le autorità italiane un termine di 3 anni per procedere alle perizie necessarie sui reperti e dal 2008 migliaia di oggetti sono stati riconsegnati a fini probatori. Nel corso del lungo procedimento giudiziario durante il quale i due ricorrenti per evitare il rimpatrio degli oggetti sequestrati hanno presentato ben 13 ricorsi, il Tribunale federale si è pronunciato in ultimo grado a favore della restituzione dei beni archeologici. Il 4 marzo le opere sono state riconsegnate alle autorità italiane. Alcuni oggetti di cui non è stata ancora provata con certezza la provenienza, sono rimasti a Basilea. La Svizzera che non vuole essere considerata come piazza di scambio per il commercio illecito di opere d’arte, con l’Italia ha sottoscritto un accordo bilaterale in vigore dall’aprile del 2008. Quest’ultimo mira ad una più stretta collaborazione tra i due paesi nella lotta al trasferimento illegale di beni culturali e alla tutela della conservazione del patrimonio archeologico.