La Radio c’ è. Il Calendario del Popolo le dedica il numero 761
La tv generalista perde 10 punti di audience, i giovani si informano sul web. Il 15% degli ascolti radiofonici passano dai cellulari
La radio c’è. Questa la sintesi ed il titolo di un appassionato dibattito che ieri a Roma, alla fiera Più Libri si è sviluppato a partire dall’ omonimo numero della storica rivista “Il Calendario del Popolo”, una delle più longeve pubblicazioni italiane di cultura edita da Sandro Teti editore. Era il marzo 1945 quando la rivista fu fondata e per oltre sessantacinque anni ha svolto un compito di divulgazione e di promozione critica sui nuovi strumenti adatti ad interpretare il mondo che cambia.Tra le esperienze citate che trovano spazio e riconoscimento nel numero “La radio c’ è”, le radio web per la legalità, come Radio 100 passi aperta da Danilo Sulis che nel 2007 decide di far ripartire il cammino della Radio Aut del suo amico Peppino, che parte con il sostegno di una petizione di 10 mila firme, oltre a Libera Radio sostenuta da Don Ciotti e Radio Siani.
La radio ancora oggi come strumento di diffusione e di informazione rappresenta con la sua evoluzione tecnica il filo conduttore di una storia sociale. Tornare ad elaborare una cultura della radio è il senso di questo lavoro editoriale di Il Calendario del Popolo, in cui la curatrice Laura De Luca non ha mancato un accento critico su di un’offerta oggi molto ampia, ma piatta, dovuta anche alla facilità offerta dal web, affollato di tante radio, che rischia di omologare i contenuti. Ben diverso fu l’ esordio vivace delle radio libere degli anni ’70, eppure, nonostante tutto, l’ ascolto della radio conserva il suo valore, proprio nella fruizione “monosensoriale”, conferma De Luca. Chi ascolta la radio ricorda meglio ciò che ascolta, mentre chi guarda la televisione spesso conserva la memoria delle immagini, ma non di ciò che viene detto. La radio, dunque, suggerisce Il Calendario del Popolo, non ha mai perso il suo valore di dialogo, fa compagnia , accompagna la giornata, ci segue ovunque attraveso i cellulari, gli smartphone, il computer, ma se pure cambia il mezzo, l’ archetipo della scatola magica come raccontava Bertold Brecht, in una nota poesia è ancora vivo e vitale.