La Crimea invoca Putin e la Polonia scende in campo
Nuovi sviluppi nella Crimea sull’orlo della secessione, la diplomazia internazionale si mobilita invocando gli accordi del 1994
Il moltiplicarsi delle forze russe nel territorio della Crimea non fa che accrescere le tensioni e le paure di una vera e propria guerra di secessione dall’Ucraina. A confermare le intenzioni della regione autonoma è il nuovo Primo Ministro, Sergii Aksyonov, che questa mattina ha invocato l’aiuto del premier russo Vladimir Putin affinché porti pace e tranquillità all’interno del paese.
L’intervento della Russia, tuttavia, potrebbe portare a tutt’altro esito: questa è la posizione della Polonia, vicina di casa dell’Ucraina avente rapporti particolarmente complicati con il paese di Putin. Nelle ultime ore da Varsavia è giunto l’invito a placare qualsiasi movimento provocatorio in Crimea, facendo così implicito riferimento alle milizie di Mosca, che da giorni fomentano le istanze secessionistiche degli ucraini filo-russi. Il Ministro degli Affari Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha questa mattina cancellato il suo viaggio in Iran, annunciando la necessità di monitorare da vicino la situazione in Est-Europa, le cui dinamiche potrebbero compromettere gli equilibri diplomatici internazionali.
Anche la Polonia si accoda all’accorato annuncio del Primo Ministro ad interim ucraino Avakov in merito al rispetto dei principi sanciti dal Memorandum di Budapest del 1994, firmato da Russia, Stati Uniti e Regno Unito affinché venisse garantita l’autonomia e l’indipendenza dei paesi divenuti liberi dopo la caduta del regime sovietico. Tuttavia pare che il Memorandum sia stato ormai dimenticato, sull’onda di un nuovo scontro che ricalca gli echi della guerra fredda.