La Costituzione negata.
La Costituzione antifascista che la cosiddetta seconda Repubblica attacca, in verità non è mai entrata in vigore.
Con la direttiva dell’aprile 2014, mediante la quale veniva annunciata la desecretazione dei documenti, coperti dal segreto di Stato e relativi agli anni della strategia della tensione, sembrava si volesse, come d’obbligo in un regime di sovranità popolare, far chiarezza e pulizia di un periodo buio e tuttora inquinante della nostra storia. Stragi di Stato vennero definite a suo tempo, una macchia da regime dei colonnelli.
Il primo ministro Renzi in persona avvisò che il provvedimento “dispone la declassificazione degli atti relativi ai fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna, rapido 904; lo faremo nelle prossime settimane”. Di settimane ne sono passate tante, due anni, tanto da poter legittimamente sostenere che si sia trattato dell’ennesima furbata italiota di sfregio alla verità.
Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime di Ustica e senatrice nella XIV legislatura, la definisce “operazione molto negativa…documenti inutili e deludenti”. La decisione avrebbe dovuto aprire cassetti e armadi, fare luce su segreti riservati e riservatissimi; ma ha dissotterrato solamente spazzatura. E’ questa l’impressione, forse la consapevolezza dei parenti delle vittime. Da decenni, alle porte del mezzo secolo, chiedono giustizia, ma evidentemente ad uno Stato incapace di amministrarla.
Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della stazione di Bologna fatta saltare in aria il 2 agosto 1980, nonché presidente dell’unione delle numerose associazioni che chiedono verità sulle stragi, ha sostenuto che “la direttiva Renzi è stata un atto politico positivo, ma sabotato dall’assenza di una procedura uniforme e un controllo sulle amministrazioni che hanno gestito i documenti. Da quasi due anni, come associazioni dei familiari delle vittime, denunciamo i limiti e la mancata trasparenza di ministeri e servizi segreti nel declassificare e versare gli atti sulle stragi. Non solo non ci hanno ascoltato, ma, recentemente, hanno tentato anche di raccontarci che tutto è stato fatto e bene. Una falsità”.
Daniele Osnato, il legale dei familiari delle vittime nelle cause civili di risarcimento, ha commentato che “questa è la pietra tombale su ogni speranza. E’ stata solo una tipica operazione all’italiana con cui si elimina la spazzatura e ci si tiene il resto. Di certo non troveremo nulla. Occorreva un provvedimento di sequestro immediato. Farsi aprire gli archivi dai soggetti coinvolti che stabiliscono le regole del gioco, è come chiedere all’assassino di fornire le prove del delitto. O farle trovare a chi le chiede. Le cose importanti sono state fatte sparire per tempo. Non un solo fascicolo di Sios o Sismi o altri uffici coinvolti” è uscito fuori, “solo cartelline con fotocopie di articoli di giornali: mi chiedo se a questo sono serviti davvero tanti anni di attività di intelligence”.
A dire il vero qualcosa è emerso: un documento che Felice Casson, segretario del Copasir, definisce “eccezionale” . Su carta intestata Presidenza del consiglio, ufficio Cesis, ente che coordina i due servizi segreti, e datata marzo 1983, si legge: “Oggetto: destra eversiva- Giovanni Ventura; con nota 20 gennaio scorso il Sisde ha fatto qui pervenire un appunto, trasmessogli dal collegato servizio(omissis) sul latitante Giovanni Ventura. In tale documento è scritto che il predetto tra il 1966 e il 1970 ha collaborato, in qualità di consulente, con il servizio di informazioni militare italiano (Sid), e la sua consulenza riguardava la lotta anti-sovversiva di sinistra”. Lo stesso interessato non aveva mai nascosto i suoi rapporti con i servizi, che però avevano sempre negato, oggi si sa, mentendo. Ventura è stato condannato all’ergastolo, in primo grado, per la strage di Piazza Fontana avvenuta nel 1969, dunque mentre ancora collaborava con i servizi, è stato assolto in secondo grado per l’accusa principale, ma condannato a 15 anni per altri attentati fascisti avvenuti sempre nel 1969, assolto definitivamente dalla Cassazione, nell’operazione di insabbiamento degli avvenimenti di quella stagione del terrore che sempre più appare di Stato. E’ da notarsi che la tesi precostituita sulla strage di Milano, che infatti si cercò di far passare dal primo secondo e per lunghi anni in seguito, fu quella della matrice anarchica.
Felice Casson conclude così: “Basta definirli servizi deviati. Sarebbe ora di smettere di parlare di servizi deviati negli anni. Quei servizi non erano per niente deviati, rispondevano a una logica ben precisa che era la Strategia della Tensione, quindi al collegamento tra il mondo dei neofascisti e gli apparati dello Stato”
La considerazione ulteriore che chi scrive fa, mi pare scaturisca come lineare conseguenza da fatti ormai accertati e altri molto probabili. La prima Repubblica di questo Paese è stata, sotto il controllo americano, di fatto manovrata da massoneria, mafie e neofascismo contro la Costituzione che intercettava il cammino di progresso umano nella storia. La seconda Repubblica è nata al lugubre suono degli attentati mafiosi, esportati sul continente nell’interesse dei beneficiati dalla precedente stagione, compari trescanti e unti di curia, e di coloro che si celavano tra le ombre per rimettere il sasso in bocca alle ansie e pretese di pulizia. E’ tale la corruzione generata da simile intreccio omertoso di ricatti, padrinaggi, frequentazioni, affiliazioni che ormai intacca profondamente una parte della società civile in ogni suo ordine e grado.
Sarebbe tempo di risollevarsi, non piangersi addosso, non invocare mitiche età dell’oro che mai sono esistite o vergini anime della società civile, perché è la scimmia avida che impedisce il progresso umano, ma invece fare rete, resistere ancora.