Kurt Cobain, artista fragile
Vent’anni dopo la morte, continua l’influenza musicale del leader dei Nirvana
Dopo vent’anni lo si ricorda ancora, Kurt Cobain, leader dei Nirvana, morto suicida a 27 anni il 5 aprile del 1994. Un membro del ‘Club 27’, espressione giornalistica usata per riferirsi ad alcuni artisti deceduti all’età di 27 anni, una macabra regola presente nelle star internazionali della musica (e dell’arte in generale). Come lui infatti hanno perso la vita a 27 anni anche Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Brian Jones, Amy Winehouse.
Nato ad Aberdeen, Cobain vive un’infanzia difficile soprattutto per il rapporto con il padre in seguito alla separazione dalla madre. “Odio mia madre, odio mio padre, mio padre odia mia madre, mia madre odia mio padre, è semplice: vogliono che io sia triste”. Questo è ciò che scrisse sul muro del bagno poco dopo la separazione dei suoi genitori. La passione musicale ed artistica nacque proprio in quel periodo, grazie alla zia che gli regalò la sua prima chitarra elettrica slide della Blue Hawaii e un amplificatore, intanto si dilettava nel disegno mostrando notevoli potenzialità. Dopo anni di studi da autodidatta (scelse di suonare con l’impugnatura mancina sebbene fosse ambidestro e scrivesse con la mano destra) forma i Nirvana nel 1987 con il bassista Krist Novoselic divenendo in pochi anni la bande grunge principale sotto i riflettori di Seattle. Nel 1988 Cobain e Novoselic registrarono il singolo Love Buzz che non riuscì ad entrare in nessuna classifica mentre nel giugno dell’anno seguente arriva il loro disco d’esordio Bleach, con dentro la track di Love Buzz. Ma la vera consacrazione giunse due anni dopo quando al gruppo si aggiunse il batterista Dave Grohl; il disco successivo, Nevermind, cambia radicalmente il modo di intendere la musica segnando l’inizio di una nuova generazione con Cobain autentico deus ex machina del gruppo ma anche del nuovo stile grunge. Il singolo Smells like teen spirits scala le classifiche, ispirata da Cobain dopo una notte di alcool e vandalismo con l’amica Kathleen Hanna del gruppo punk femminile Bikini Kill. “Un mulatto, un albino. Una zanzara. La mia libido“, questa la traduzione del ritornello del brano. L’enorme successo è come se si fosse abbattuto come un tornado sulla fragile personalità di Cobain che sembrò sempre più allontanarsi dai riflettori dedicandosi alla musica. Nel 1993 esce In Utero, terzo ed ultimo album in studio della band, il precedente Incesticide, disco di platino, raccoglie singoli, versioni differenti di brani già editi, cover dei Vaselines e Devo, inediti e brani minori. Il disco avrebbe dovuto chiamarsi I Hate Myself and I Want to Die (Odio me stesso e voglio morire) frase tratta diario di Cobain, poi si preferì In Utero, tratta da una poesia della moglie Courtney Love, da cui Cobain ebbe una figlia di nome Frances Bean e con cui ebbe un rapporto molto travagliato. L’eroina, le distrazioni dal mondo reale e le pressioni mediatiche sul gruppo e sulla sua vita privata spinsero Cobain verso uno stato depressivo che divenne molto grave e profondo, segno di una personalità fragile che non ha mai superato la separazione dei genitori, nel suo diario la conferma. Tre giorni dopo il suicidio con un colpo di fucile, Cobain venne ritrovato senza vita a Seattle.
Una vita piena di genio ma, soprattutto, sregolatezza. Oltre a suonare Cobain dipingeva e faceva collage e installazioni artistiche ed una volta un murales gli costò la galera: nell’estate 1986 Cobain venne infatti arrestato per avere scritto God is Gay (Dio è gay) e Homosex Rules (Potere agli omosessuali) su alcuni muri di Aberdeen. La condanna gli costò trenta giorni di carcere e 180 dollari di multa ma se la cavò con la condizionale.
Cobain è stato un vero e proprio ‘trascinatore di masse’ della nuova generazione grunge, con base a Seattle, dei primi anni ’90, portatore di una musica frutto di una fusione in chiave molto intima di vari generi come il punk rock e l’hardcore punk. Un grunge pop-melodico, quello dei Nirvana, che si basa sullo schema internazionale di ‘strofa calma-ritornello forte’.
Cervello fumante e occhi di ghiaccio per questo artista poliedrico che non è si è mai accettato e non è riuscito a sopravvivere a se stesso.