Khodorkovsky, nessuna ammissione di colpevolezza
L’imprenditore russo, da Berlino, dice la sua sulla grazia ricevuta da Vladimir Putin
Dopo la lunga conferenza stampa del Presidente russo Putin, tenutasi quattro giorni fa, adesso è Michail Khodorkovsky a parlare della grazia ricevuta, dopo dieci anni di detenzione a seguito di una inchiesta formalmente di natura fiscale. Il ricco imprenditore della Yukos spiega infatti che nella lettera indirizzata personalmente a Putin, considerata la sua nemesi, la richiesta di grazia non è stata accompagnata da un’ammissione di colpevolezza, anzi la faccenda viene ancora ritenuta come un complotto politico a carico di Khodorkovsky, avente ben poco a che fare con l’accusa ufficiale di non aver pagato delle cartelle esattoriali. La grazia, chiesta prima degli ultimi dieci mesi di detenzione, punta su motivi personali, relativi alle condizioni di salute della madre dell’imprenditore, malata di cancro, e alla voglia di vedere la propria famiglia, dopo dieci anni di reclusione ingiustificata. Il carattere personale e familiare della richiesta è stato infatti più volte sottolineato dal detenuto, che ha garantito di non voler entrare in politica contro l’attuale Presidente russo e di non voler riprendere in mano le redini dell’azienda petrolifera Yukos; tuttavia è l’attività di gestione delle scuole fondate da Khodorkovsky a preoccupare i vertici russi, poiché la loro struttura formativa è in aperto contrasto con l’impostazione culturale del paese, fattore pericoloso nella precaria Russia presidenziale.