Pubblicato: Lun, 27 Mar , 2023

Israele in rivolta contro la riforma della giustizia

Il premier caccia il ministro della Difesa e oltre 700mila persone si riversano in strada in poche ore

Protesta davanti alla Knesset, università chiuse a tempo indeterminato e anche i medici minacciano di fermarsi. Da Gerusalemme a Tel Aviv, la notte di contestazione si è accesa in tutto il paese. In centinaia di migliaia si sono riversati in strada per contestare la rimozione del ministro della Difesa Yoav Gallant, che aveva criticato la riforma della giustizia in fase di approvazione. Bloccati anche tutti i voli in partenza dall’aeroporto Ben Guron. All’alba anche il presidente israeliano Isaac Herzog ha esortato il governo a fermare la revisione giudiziaria, chiedendo almeno di congelarla. La rivolta, che ha coinvolto oltre 700mila persone, unita alle preoccupazioni degli Stati Uniti e alle dimissioni del console a New York, hanno spinto diversi membri di governo e sostenitori della maggioranza a chiedere una riflessione sulla legge che il primo ministro israeliano vuole approvare a tutti i costi.  Ma l’estrema destra non accetta che si arretri, rischiando di mandare in tilt l’esecutivo. Itamar Ben Gvir, leader del partito Potenza ebraica e ministro per la sicurezza nazionale, ha minacciato Netanyahu che farà cadere subito il governo se il premier decidesse di fermare la riforma. Senza il partito di Ben Gvir Netanyahu perderebbe la maggioranza alla Knesset. Ben Gvir ha affermato che il significato di un arresto della riforma sarebbe “una resa di fronte alle violenze nelle strade”.

Trasformerà Israele in una nazione “senza magistratura indipendente” e con un governo libero di agire “in modo arbitrario”, urlano dalle piazze. La riforma della giustizia voluta da Netanyahu e firmata dal ministro Yariv Levin, ha scatenato la rivolta civile del paese.
La riforma prevede un indebolimento dell’indipendenza della Corte suprema israeliana, sottoponendola al controllo del potere politico. La Knesset potrebbe ribaltare le decisioni della Corte Suprema con una maggioranza semplice di 61 voti sui 121 seggi. Sarebbe introdotta una maggiore influenza politica sulla nomina dei giudici, perché la maggioranza dei membri del comitato di selezione sarebbe diretta emanazione dell’esecutivo. Verrebbe sottratto alla Corte il potere di controllo e revisione della legalità della cosiddette leggi fondamentali, i provvedimenti che equivalgono alla costituzione. Introdotta una “clausola di annullamento” che permette ai deputati di reintrodurre una norma bocciata dalla Corte suprema con una maggioranza semplice. Riformulate le modalità di selezione degli stessi giudici che siedono nel tribunale supremo israeliano. Le regole attuali prevedono che i magistrati vengano scelti da un panel indipendente, formato da figure politiche e giudici già al servizio nella Corte. La riforma attribuirebbe un potere maggiore al governo, passando da 3 a 5 seggi della coalizione del governo su un totale di 9.
A questo si aggiunge il sospetto che la riforma possa servire anche da scudo al premier Netanyahu per proteggersi dai processi per corruzione, frode e intralcio alla giustizia nei quali è imputato e in cui si dichiara innocente e vittima di complotto.

“Non consentiremo alcun compromesso – hanno sostenuto gli organizzatori delle proteste – che danneggi l’Indipendenza della Corte Suprema”. Gli stessi hanno chiesto che il ministro Gallant, licenziato da Netanyahu, sia riportato alla responsabilità della Difesa. Il leader del sindacato dei dipendenti degli aeroporti israeliani ha annunciato l’arresto immediato di tutti i decolli dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. E l’Histadrut, il potente sindacato israeliano, ha annunciato lo sciopero generale, al fine di bloccare l’iter parlamentare della riforma.

La rivolta civile ferma dunque la riforma, che è solo posticipata e non abbandonata. Determinante il blocco generalizzato scatenato dallo sciopero generale convocato al termine di 12 settimane di proteste popolari trasversali contro una legge che minaccia l’indipendenza della Corte costituzionale. Manifestazioni e scioperi in ogni dove hanno paralizzato i servizi pubblici, l’aeroporto Ben Gurion e anche molte ambasciate nel mondo, tra cui quella in Italia che ha annunciato che resterà chiusa fino a nuovo ordine. Centinaia di migliaia si sono radunati nelle strade e di fronte ai cancelli della Knesset. Due manifestanti sono perfino riusciti ad entrare nell’edificio e hanno contestato un ministro. La battaglia è riuscita a unire i vari leader dell’opposizione. Nel pomeriggio l’estrema destra ha portato in piazza migliaia di sostenitori, ma quando si sono resi conto del fiume di persone e della possibile guerra civile, il leader di uno dei partiti della maggioranza ha annunciato la disponibilità a congelare la riforma fino alla prossima sessione della Knesset, prevista all’inizio di maggio. In cambio, sostiene lo stesso partito guidato dal ministro della Sicurezza nazionale Ben-Gvir, Netanyahu avrebbe promesso la creazione di una Guardia nazionale sotto il controllo diretto di Ben-Gvir.

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