Interrotti i lavori di ampliamento del canale di Panama
L’Autorità responsabile del canale rifiuta altri finanziamenti al consorzio di Sacyr-Impregilo
L’Acp, l’autorità sovraintendente del canale di Panama, ha rifiutato qualsiasi accordo con il Gupc (Grupo unidos por el canal), il consorzio a capo dei lavori di ampliamento del canale, con in testa l’azienda spagnola Sacyr e l’italiana Salini-Impregilo, rispettivamente con quote del 49 e 48 per cento e con il resto alla belga Jan de Nul e alla panamense Cusa.
L’interruzione della commessa aggiudicata al consorzio nel 2009, è arrivata peraltro ad un passo della conclusione dei lavori che prevedevano il raddoppio della capacità di transito del canale, permettendo il passaggio da un oceano all’altro a navi Post-Panamax con capacità di carico il triplo superiore (da 4.000 container a 12.000). L’amministratore delegato dell’Acp Jorge Luis Quijano è rimasto impassibile alle richieste del gruppo, come è stato sordo agli appelli del presidente di Panama Ricardo Martinelli, del vice-presidente della Commissione europea Tajani e dei governi italiano e spagnolo, nonostante il pericolo di 10.000 posti di lavoro persi e della mancata prospettiva di crescita economica dello stato centroamericano, ma non solo.
L’impatto avrà inevitabilmente conseguenze economico-finanziarie sui Pil di molti altri governi, sul Gupc e subappaltatori, oltre che sui porti internazionali, le Autorità portuarie e le imprese di mezzo mondo che hanno investito su strategie di mercato in prospettiva dell’allargamento, previsto per il 2015, del canale, in quanto ovvio snodo cruciale per le navi container. A questo proposito si legge in un commento la reazione del Gup: «dopo la rottura delle trattative, il consorzio unanimemente ha espresso sconcerto e rammarico per una decisione illogica e dettata da un atteggiamento rigido che danneggerà il Canale, il Paese e i panamensi, oltre a creare un danno per il commercio internazionale e per tutti quei Paesi, come gli Stati Uniti, dove sono stati fatti ingenti investimenti in previsione dell’allargamento del commercio mondiale».
Il contenzioso è nato i primi giorni del 2014 quando il consorzio ha richiesto in aggiunta 1,6 miliardi di dollari per portare a termine i lavori. Di cui 300 milioni ammortizzati dal consorzio stesso e 750 milioni sostenuti dalla Repubblica di Panama. In mancanza di un accordo l’assicuratore Zurich stima dai 3-5 anni di ritardo, in cui probabilmente si avvieranno arbitrati e contenziosi giudiziari. In una nota Sacyr dichiara che il Gupc é ancora alla ricerca di una soluzione di finanziamento per completare il progetto e lavori nel 2015 e invita l’Autorità ad abbandonare la sua posizione «ingiustificatamente rigida» e ad «unirsi al consorzio nello sforzo per raggiungere una soluzione che permetta di terminare il progetto come previsto dal contratto e dalle leggi applicabili».