In Portogallo la sinistra unita si candida alla guida del Paese.
Il governo di Coelho è stato sfiduciato in Parlamento; la decisione adesso torna al Presidente.
La sinistra unita ha fatto cadere il governo conservatore in Portogallo e si candida a guidare un nuovo esecutivo “che volti la pagina dell’austerità”. Bruxelles e i mercati finanziari europei sono in allarme.
Il governo di Coelho, a cui il presidente della Repubblica, Cavaco Silva, aveva dato l’incarico dopo le elezioni, è durato, dunque, solo 11 giorni. La decisione torna al presidente che dovrà scegliere se dare mandato per formare un nuovo esecutivo al leader socialista Antonio Costa, che può adesso contare su un accordo programmatico e, grazie alla coalizione dei partiti della sinistra, su un numero maggiore di voti in Parlamento rispetto allo schieramento di centrodestra; ovvero se varare un esecutivo tecnico in attesa di nuove elezioni tra sei mesi.
Si è creata un’alleanza, per dare stabilità al Paese, tra il Partito socialista di Antonio Costa, il Blocco di sinistra, vicino quanto a cultura politica a Syriza, i Verdi e il Partito comunista; un accordo di programma che ha messo all’angolo il centrodestra, il quale, infatti, non ha i numeri per guidare il Portogallo.
Il progetto della sinistra prevede una svolta netta rispetto al programma portato avanti da Coelho, che ha accettato di farsi imporre una rigida politica di austerità dalla troika, in cambio di 78 miliardi di aiuti. I soliti ricatti finanziari, che fanno il gioco dell’Europa a due velocità, dominata dai forti a scapito di tutte le altre nazioni. Costa intende rialzare gradatamente lo stipendio minimo, ripristinare la contrattazione collettiva, scongelare pensioni e stipendi pubblici.
Se a Lisbona si formasse una compagine governativa di sinistra, ciò diminuirebbe l’isolamento politico di Tsipras e aumenterebbe le quotazioni di Podemos, allorchè la Spagna andrà alle urne a dicembre; non va dimenticato che il nuovo leader laburista inglese, Corbyn, è vicino alla politica di Syriza e Podemos. E’ manifesto che questi sono fatti che intimoriscono l’Europa di Bruxelles ben più delle vittorie elettorali di xenofobi e reazionari, e perfino se l’ultradestra non auspichi, come i partiti di sinistra, un’unione più giusta e attenta ai diritti della classi medie, ma la fine dell’unione.
Il partito di Coelho, benché fermandosi al 38,6%, e quindi una percentuale insufficiente, come si vede, a garantirgli la conduzione del Paese, era l’unico partito sottomesso alle direttive della troika che aveva ottenuto un sia pur parziale successo elettorale. Ma l’illusione dei fans dell’austerità è durata solo 11 giorni.