Il teatro di Giulio Cavalli, attore sotto scorta
L’attore ieri a Palermo in una serata organizzata da Addiopizzo in sostegno dei giudici minacciati dalla mafia.
Bagno di pubblico ieri sera al Biondo di Palermo per il teatro civile di Giulio Cavalli che ha portato in scena il suo ultimo monologo Nomi cognomi ed infami. Storie di mafia, di camorra e di chi ha scelto di non piegarsi agli “uomini d’onore”. Lo spettacolo si inserisce nella quattro giorni di iniziative per la legalità promossa ed organizzata dall’ Associazione Addiopizzo come occasione di solidarietà nei confronti dei magistrati antimafia delle Procure siciliane, sempre più recentemente oggetto di pesanti minacce di morte e intimidazioni varie. L’applauso e la standing ovation più sentiti della serata sono andati al Procuratore Nino Di Matteo, presente in sala, vittima di recenti e crescenti minacce di morte arrivate da Totò Riina.
Cavalli riesce col suo spettacolo a far capire che in fatto di criminalità organizzata la Sicilia e la sua Lombardia non sono poi così diverse. Dai soldi riciclati da Sindona alla presenza massiccia della drangheta nei comuni dell’hinterland milanese, fino a chi è caduto per combattere la mafia a Milano come a Palermo. Dodici storie per tenere viva la memoria anche verso chi non è sempre ricordato come il Pm di Torino Bruno Caccia ucciso dalla mafia nel 1983 fino ai morti più recenti come Lea Garofalo morta perché osò testimoniare contro l’ex compagno Carlo Cosco. Cento minuti che scorrono veloci, merito dell’attore che riesce a strappare sorrisi intervallati da momenti di riflessione, mettendo alla berlina boss mafiosi come Riina e Provenzano o come quelli della ‘ndrangheta lombarda che lo vedrebbero volentieri morto e che hanno costretto Cavalli a vivere sotto scorta. Una vita a libertà ridotta che non ha tolto a Cavalli la forza e la voglia di continuare il suo percorso.