Il salvataggio della Cancellieri e la stabilità del Governo
Il Presidente del Consiglio per difenderla ci ha messo la faccia, mentre la Idem è saltata per il mancato pagamento di poche migliaia di euro di Imu. Due pesi e due misure, anche tre se consideriamo lo scandalo kazako che aveva toccato Alfano.
Ieri, come ampiamente previsto, la mozione di sfiducia, presentata alla Camera dal M5S, verso il Ministro Cancellieri non è passata. Le motivazioni possono essere tante e tutte riconducibili alla stabilità dell’esecutivo.
Non è fantascientifico supporre che il salvataggio della Cancellieri sia stato indirettamente un favore di Letta verso Alfano ed il Nuovo Centrodestra appena formatosi in Parlamento. Un Partito Democratico che avesse votato in massa una sfiducia chiesta dai grillini avrebbe di certo creato non poche agitazioni nella neonata formazione politica temendo uno slittamento della maggioranza parlamentare verso i 5 stelle ed una conseguente irrilevanza, che avrebbe dato a Forza Italia una nuova forza attrattiva. Una scissione che difficilmente si sarebbe verificata se i governativi non avessero avuto la garanzia di una legislatura ben lungi dal concludersi di qui a breve. D’altronde la data importante è il 27 novembre con il voto in Senato sulla decadenza di Berlusconi, dove per la prima volta sarà messa alla prova la tenuta del Nuovo Centrodestra.
La creazione di un nuovo scacchiere politico sta costando tanto ad Enrico Letta che per proteggere il suo lento lavoro di ristrutturazione ha immolato sull’altare un grandissimo pezzo di credibilità difendendo a spada tratta il Ministro della Giustizia. Un comportamento, non importa se penalmente rilevante, quello della Cancellieri ingiustificabile. Se da un lato ha perorato una causa che richiedeva un intervento urgente per la salute di un detenuto, dall’altro risulta difficile immaginare per qualsiasi familiare di ogni altro carcerato una parità di trattamento. Pochissimi in Italia posseggono in rubrica il numero di telefono del Ministro della Giustizia e speriamo per lei che non abbia altri conoscenti in guai simili.
La Cancellieri magari si dimetterà o verrà rimossa più in là , magari verso l’inizio dell’anno nuovo in occasione di un probabile rimpasto di governo. Fino ad allora tutto rimarrà immobile, con buona pace di chi in Parlamento era entrato con ben altri obiettivi.
Ma questo per l’esecutivo non è il primo caso di dimissioni non presentate per ragioni stabilità ed opportunità politica. Già nello scorso luglio lo scandalo kazako, con il blitz delle forze dell’ordine nell’abitazione romana del dissidente politico Ablyazov e del rimpatrio forzoso della moglie e della figlia di 6 anni, avrebbe dovuto comportare le dimissioni di Alfano, il quale si trincerò dietro dei “ non sapevo” che in realtà per molti sarebbero considerate delle aggravanti. Alla fine a pagare il conto con le dimissioni furono due funzionari per altro molti vicini alla pensione.
Però tutti i ministri non sono uguali, c’è chi è più importante e c’è chi può essere dimesso senza troppi problemi. Come nel caso della ex Ministro per lo Sport Josefa Idem, salita in Parlamento come capofila del Pd in Emilia Romagna, simbolo dell’ Italia che vince e caduta su 3000 euro di Ici/Imu non versati tra il 2007 ed il 2012. Non l’ha salvata dagli attacchi l’aver saldato in tempo record il debito con l’erario, in Italia con le tasse sulla casa non si scherza.