Il Portugal à Frente vince le elezioni politiche.
Nonostante il Portogallo sia stato ridotto in ginocchio il consenso va ai responsabili di tale deludente risultato.
La destra vince le elezioni politiche in Portogallo, nonostante perda migliaia di voti e non raggiunga la maggioranza. La formazione del nuovo governo, dunque, non appare una cosa facile.
Per il premier riconfermato, Pedro Passos Coelho, si profila lo spettro del ritorno alle urne. Il fatto politico di una crisi affrontata mediante provvedimenti di austerità e sudditanza alla troika, misure che hanno messo il Portogallo in ginocchio, non è dunque stato sufficiente a determinare la sconfitta di un esecutivo inadeguato. Anzi, si tratta della prima vittoria, nell’area europea, di un governo che ha applicato le direttive della troika. Lisbona è stata la seguace più fedele della cancelliera Merkel, e ciò è avvenuto specialmente dopo che Syriza ha vinto le competizioni elettorali in Grecia con il programma di rinegoziare il debito.
Una politica quella di Coelho di tagli e privatizzazioni che ha fatto aumentare il debito pubblico del 128,5% del Pil, una serie di disposizioni che perfino la Corte Costituzionale portoghese ha cercato di impedire. Una ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, dei gravi errori che connotano le ricette economiche neoliberiste.
Un dato significativo di queste elezioni è l’astensione che è stata del ben 43% degli aventi diritto. E tuttavia il Portugal à Frente è risultato il primo partito con il 36,8% dei consensi e poco meno di 100 deputati eletti. Nel 2011 erano stati 132. Per la maggioranza sarebbero stati necessari 116 seggi e il 45% dei voti.
Il partito socialista guidato da Antonio Costa si è fermato al 32,3% e a 80 deputati; il leader della sinistra ha già dichiarato che non farà alcun tipo di alleanze.
Dietro i due partiti principali si attesta il Bloco de Esquerda, il Syriza portoghese, guidato da Caterina Martins e Mariana Mortagua. Ha ottenuto il 10,2% e 17 seggi al Parlamento, mentre alle precedenti elezioni del 2011 aveva fatto eleggere 8 deputati, e ha superato la coalizione di comunisti e verdi che si sono fermati all’8,2%.
Toccherà ora al Presidente della Repubblica dare l’incarico per la formazione del nuovo governo, ma se, come appare la cosa più probabile, desse mandato al premier uscente, la maggior parte del nuovo Parlamento voterebbe contro. L’ipotesi, dunque, del ritorno alle urne entro 6 mesi resta una delle possibilità più consistenti.