Il governo nigeriano contro l’omosessualità
Promulgata la nuova legge sull’omosessualità in Nigeria, la vita per gli omosessuali del paese diventa estremamente difficile
Da oggi in Nigeria entra ufficialmente in vigore la nuova legge sull’omosessualità, votata all’unanimità in Parlamento lo scorso maggio e promulgata ufficialmente ieri dal Presidente nigeriano Goodluck Ebele Jonathan. Dopo quasi otto anni di tentativi, la Nigeria stabilisce così una legislazione in merito al fenomeno dell’omosessualità, in modo estremamente restrittivo e discriminatorio. Il testo della legge etichetta come reato non soltanto il matrimonio omosessuale, punibile con quattordici anni di reclusione, ma anche qualsiasi atto di manifesta omosessualità: così le coppie che compiono quotidiani gesti di tenerezza, come tenersi la mano o abbracciarsi, da oggi corrono il rischio di scontare dieci anni di prigionia.
Il portavoce del Presidente, Reuben Abati, giustifica la promulgazione della legge attraverso il volere parlamentare e popolare. Secondo le stime governative, oltre il 90% della popolazione nigeriana è concorde alla scelta restrittiva della nuova legge, ritenendo l’omosessualità contraria alle credenze culturali e religiose del paese. Le voci internazionali, invece, si dimostrano tutt’altro che concordi: Amnesty International, che a dicembre ha avviato una campagna affinché il Presidente nigeriano non divulgasse la legge, dichiara il paese come razzista e discriminante, prevedendo gravi conseguenze per gay, lesbiche e transgender del luogo; il Primo Ministro David Cameron ha invece spostato la faccenda dal piano morale a quello concreto, stabilendo una netta riduzione degli aiuti umanitari in Nigeria finché non si provvederà ad una maggiore tutela dei diritti degli omosessuali.
Si prospetta dunque una vita difficile per l’omosessualità in Nigeria, che da oggi vede schierata sul versante antagonista anche la legge, accanto alla religione e alla tradizione.