Il Commissario Aronica respinge la Finanziaria
Impugnate il 70% delle norme con filo comune una copertura di bilancio “non credibile”
In un clima febbrile già da settimane nei palazzi della Regione, arriva anche il tanto atteso giudizio del Commissario di Stato Carmelo Aronica sulla legge di stabilità 2014 approvata dall’Ars il 15 gennaio. Su 48 articoli componenti la finanziaria, 33 sono stati impugnati dal Commissario nella relazione che finirà sui banchi della Corte Costituzionale, perchè ” lo scrivente è dell’avviso che la copertura dei nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio della Regione con proprie risorse […] non sia credibile, sufficientemente sicura ed ancorata a criteri di prudenza, affidabilità e appropriatezza, in adeguato rapporto con le spese che si intendono effettuare”. Quasi la totalità del testo, quindi, dibattuto nei lavori in aula dai legislatori siciliani, spazzato via perché incostituzionale in quanto vìola soprattutto, ma non solo, l’art.81 della costituzione, quello che dovrebbe assicurare l’equilibrio fra le entrate e le spese del bilancio dello Stato. Fra gli articoli cassati risalta la norma sulle coppie di fatto, fortemente voluta dal Governatore Crocetta, che il capogruppo del Nuovo centrodestra Nino D’Asero addita fra quelle «norme spot, norme propaganda che creano solo un momento di grande clamore, senza nessun risultato». Il riferimento è all’articolo 37 le quali intenzioni erano estendere “tutte le agevolazioni, contribuzioni e benefici a qualsiasi titolo previsti dall’ordinamento regionale per la famiglia, alle coppie di fatto iscritte negli appositi registri delle unioni civili, istituiti dai comuni della Regione siciliana ed alle famiglie mono-parentali”, respinto perché in contrasto oltre che con l’art.81 anche con l’art.3 della Costituzione, nella misura in cui si imponga “diversità di trattamento per situazioni diverse quali quelle della famiglia fondata sul matrimonio e delle unioni di fatto che trovano rispettivamente fondamento negli artt. 29 e 2 della Costituzione”. Questo per dire che è un ambito che la Regione non può attribuirsi fra le sue competenze. Altro articolo bocciato, d’altronde contestato a lungo, è l’art.5 comma 2 sul ribasso delle aliquote delle royalties ai petrolieri in quanto: “il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante. Nella relazione tecnica non è fatto alcun cenno alle ragioni che hanno indotto il legislatore a tale scelta ed alle conseguenze sugli equilibri finanziari dei Comuni nei cui territori ricadono i giacimenti”. La richiesta di giudizio della corte riguarda anche l’art.8 c.2, sui risparmi dei livelli essenziali di assistenza (LEA), l’art.17 che finanzia con 262 milioni di euro alcune norme di spesa, enti e associazioni, a quanto si legge dal documento senza essere giustificata da “opportuna relazione tecnica”. E ancora bloccati i tagli ai forestali, le norme sul reddito minimo, la riforma dei teatri, gli aiuti alle giovani coppie sposate per l’acquisto della prima casa, il fondo unico per la pesca, i fondi dell’Irca ed della Crias per il sostegno alle imprese. Mentre rimangono fuori dalla cernita le proroghe e stabilizzazioni dei contratti dei 24 mila precari dei comuni siciliani, così come i trasferimenti a Comuni e Provincie e il settore dei trasporti pubblici. A Crocetta e alla sua maggioranza non rimane che incontrarsi per decidere se promulgare la finanziaria senza la parti impugnate o confrontarsi con la Corte Costituzionale.