Pubblicato: Ven, 3 Gen , 2014

I sessanta anni della Rai

Sessant’anni fa iniziavano le trasmissioni televisive della Rai. Tra polemiche e successi rimane uno dei più importanti gruppi europei

raiIl 3 gennaio 1954, sessant’anni fa, iniziavano le trasmissioni televisive della Rai. Quel giorno nacque, annunciato da Fulvia Colombo, “Programma nazionale” che sarebbe poi diventato negli anni Rai Uno. Nella serata esordì, dopo il telegiornale, il programma più longevo della storia italiana, e tutt’ora in onda, ovvero “La domenica sportiva”.

Il 2014 oltre ad essere il sessantesimo compleanno della televisione Rai è anche il novantesimo della radio. Nel 1924 infatti venne fondata l’Unione Radiofonica Italiana che si trasformerà quattro anni dopo in Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. Dopo la guerra sulle ceneri dell’Eiar verrà fondata la Rai, Radio Audizioni Italiane che nel 1954, muterà il nome in Rai Radiotelevisione Italiana.

Molti sono stati i cambiamenti in sei decenni, all’unico canale presente nel 1954 si affiancheranno nel 1961 Rai Due (chiamato allora Secondo Programma) e Rai Tre nel 1979 fino alla moltiplicazione dei canali con l’avvento del digitale e del satellite negli anni 2000. Come tanti sono stati i cambiamenti così tanti sono stati i programmi e gli eventi storici mandati in onda dalla Rai. Dall’informazione con le storiche dirette dello sbarco sulla Luna o della vicenda di Vermicino fino all’intrattenimento con programmi quali Rischiatutto, Portobello, Quelli della Notte e Carosello che, per motivi diversi, sono entrati nella storia della tv e del costume italiano.

La storia della Rai è anche fatta di polemiche e critiche. La mancanza di indipendenza dal potere politico e la lottizzazione sono stati (e sono tutt’ora) uno dei maggiori mali della televisione pubblica. Non a caso, durante la Prima Repubblica si era soliti dire, e non si andava lontani dalla realtà, che Rai 1 facesse riferimento alla DC, Rai 2 al PSI e Rai 3 al PCI. Scenario che, mutando il nome dei partiti, è attuale ancora oggi. Anche il “Canone televisivo”, tassa con la quale lo Stato finanzia la convenzione stipulata con la Rai è stato oggetto di critiche nel corso degli anni, con inviti al boicottaggio da parte di svariati partiti politici per protestare proprio contro la politicizzazione e la parzialità dei canali Rai.

Anche a questo riguardo viene ciclicamente riproposta la privatizzazione, completa o parziale, della Tv pubblica. Questa ipotesi, anche se finora mai diventata realtà, è possibile dal 1995 quando un referendum abrogativo cancellò la legge che riservava allo Stato il controllo della Rai. Inutile dire che semmai la si volesse privatizzare occorrerebbe prima risolvere il problema del conflitto di interessi e della mancanza di pluralità nella tv italiana, questioni che spesso, tra l’altro, causano la condanna dell’Italia da parte di diversi osservatori internazionali.

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