I lavoratori di Poste sorridono solo negli spot pubblicitari.
Inizia la protesta dei lavoratori di Poste che vedono a rischio i posti di lavoro ed i servizi ai cittadini.
Sicilia, la lotta dei lavoratori postali è iniziata ieri mattina con un attivo dei quadri sindacali delle sei sigle sindacali firmatari del contratto di Poste Italiane: i confederali CGIL-SLC, CISL-SLP e UIL-POST con FAILP-Cisal, SAILP-Confsal ed UGL. La giornata si è evoluta nel pomeriggio con un sit-in davanti la sede aziendale regionale.
Pare che questa volta Sindacati e lavoratori dissotterrino l’ascia di guerra per le scandalose proposte aziendali al tavolo di rinnovo contrattuale, che si protrae già da tempo, ma soprattutto per la scelta del governo di mettere sul mercato un ulteriore pacchetto di azioni.
Vi è in capo al Governo una chiara sottovalutazione della complessità del Gruppo Poste Italiane, della coniugazione fino ad oggi proficua di attività di mercato e di attività pubblica e sociale; coniugazione che il sindacato ha invece talmente chiara d’aver proposto, in fase di rinnovo contrattuale, un sistema duale di governance come sostanziamento del principio di democrazia economica realizzabile, in primis in aziende di interesse pubblico.
Ma forse qualche ministro invece comprendeva bene l’importanza del gruppo Poste quando si è adoperato per l’assunzione del fratello in Poste Com. Fratello, che continuando il percorso aziendale in questi giorni è sbarcato in Sicilia per dirigere l’appetibile Polo Immobiliare. Ma l’accaduto non è un anomalia visto che la “raccomandazione”, intendiamoci solo tramite la raccomandata, è un servizio proprio di Poste. In ogni caso della vicenda ne sapremo di più con gli sviluppi dell’inchiesta sul faccendiere Raffaele Pizza e sul parlamentare Antonio Marotta.
L’avvenuta dismissione del 35,3% di azioni ha già comportato una perdita di 157 milioni di dividendi per lo Stato italiano nell’esercizio di bilancio 2015.
Comunque il Gruppo resta solido producendo ancora utili che realizzano cospicui dividendi annuali alle casse dello Stato. Nonostante ciò il Governo decide di vendere una nuova tranche di azioni del Gruppo Poste Italiane. Certificando così, che l’operazione di vendita del Governo equivale, nelle intenzioni e nei fatti, ad una svendita di un patrimonio pubblico.
Inoltre, il risultato del referendum sulla Brexit ha innescato negli scorsi giorni un fortissimo declino dei valori azionari sui mercati internazionali, Tutti i mercati europei hanno subito flessioni superiori agli 8 punti percentuali nel giorno successivo alla Brexit, mentre Milano ha registrato il calo più forte mai registrato negli ultimi 22 anni con un -12,48% a 15.723 punti.
Anche il titolo di Poste Italiane ha subito un declino sul marcato di oltre il 10%, quotando per giorni sotto la soglia dei 6 €, ma questo non fa dedurre agli “esperti” di Renzi che forse sarebbe almeno il caso di rimandare l’operazione sino al riassetto del mercato azionario.
Tra le motivazioni dell’agitazione anche:
– la scelta di chiudere molti uffici postali ubicati nelle località rurali senza un preventivo confronto con le parti sociali, che ha determinato numerosi ricorsi al TAR, molti dei quali hanno visto l’Azienda soccombere;
– l’avvio della commercializzazione negli UP di prodotti finanziari con profilo di rischio che ha acuito il problema delle pressioni commerciali, del rispetto dell’etica di vendita e delle normative di riferimento che ha generato grande malessere e paura tra i lavoratori addetti ai settori commerciali.
– l’organici ormai insufficienti ed una incidenza di personale part time troppo elevata che stanno creando grandi difficoltà nella gestione del servizio.
Durante la manifestazione di Palermo dalle finestre si scorgeva qualche dirigente aziendale a fotografare, quasi a sottolineare l’esistenza di una controparte che guarda dall’alto, peccato che come replicava la piazza, anche i loro posti di lavoro rischiano di non avere futuro.