Grasso: «Stop ai vitalizi per senatori condannati per reati gravi»
Il Presidente del Senato ha annunciato di aver già avviato l’iter per negare i vitalizi ai senatori condannati per mafia, concussione e corruzione
«Ho dato mandato ai Questori di Palazzo Madama di istituire le necessarie pratiche per ottenere questo risultato» ha annunciato Piero Grasso. Il Presidente del Senato si riferisce allo stop ai vitalizi per i senatori condannati per reati gravi, e dovrebbe riguardare reati come mafia, corruzione e concussione. Questi stessi reati, infatti, sono gli stessi previsti dalla legge Severino per determinare l’incandidabilità e la decadenza di un senatore. «Lo avevo detto in Sicilia sabato scorso: stop ai vitalizi per i senatori condannati per i reati che secondo la Legge Severino comportano l’incandidabilità e la decadenza (ad esempio corruzione, mafia, reati contro la pubblica amministrazione). Già mercoledì scorso, durante il primo Ufficio di Presidenza del Senato, ho dato seguito a quell’annuncio chiedendo ufficialmente ai Questori di istituire le necessarie pratiche per ottenere questo risultato», ha scritto il Presidente del Senato, che ha poi continuato dicendo «nella prossima riunione approfondiremo tutti gli aspetti della proposta: spero di potervi presto comunicare l’approvazione di questo provvedimento che ritengo essere ineludibile. Dobbiamo, nel minor tempo possibile, passare dalle parole ai fatti». I principali indiziati che rientrano in questi due punti sono Silvio Berlusconi, già decaduto da senatore perché condannato in via definitiva per frode fiscale al processo sui diritti televisivi, e Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa ed estradato dal Libano il 13 giugno 2014.
Grasso era intervenuto sul tema sabato scorso, a Comiso, durante l’intitolazione dell’aeroporto a Pio La Torre. Durante il suo intervento il Presidente del Senato aveva consigliato di «estendere la decadenza e l’incandidabilità alla politica nazionale, così come già avviene negli enti locali».
Girolamo Tripoli