Grasso: «La mafia va combattuta con la globalizzazione della legalità»
Il presidente del Senato interviene a Palazzo Giustiniani per la presentazione dell’ultimo numero di “Limes” dedicato al circuito delle mafie
La mafia si è adattata alla storia, ne ha seguito il corso, si è trasformata passando dall’iniziale controllo dei campi siciliani al controllo degli affari illeciti a livello mondiale. Se nella seconda metà del secolo scorso abbiamo assistito al cambiamento degli interessi delle organizzazioni mafiosi sempre più attratte dai lucrosi affari con le Americhe derivanti dal narcotraffico, oggi la mondializzazione delle mafie «è ormai un dato scontato» come osservato dal presidente del Senato, Piero Grasso, intervenuto a Palazzo Giustiniani per la presentazione dell’ultimo numero della rivista “Limes” che ha come tema centrale le connessioni tra le mafie. Il termine “circuito delle mafie”, incontra il consenso di Grasso che sottolinea come riesca a mettere in risalto l’accezione moderna del fenomeno mafioso, che non si esaurisce in una questione di ordine pubblico interna agli Stati ma ha invece un carattere molto più ampio che coinvolge l’ambito politico, economico e geopolitico. Il presidente del Senato ha inoltre messo in evidenza come la globalizzazione abbia cambiato radicalmente il crimine organizzato che si configura sempre più come un’impresa commerciale transnazionale con una fornitura simultanea di diversi beni e servizi illegali.
«I fenomeni criminali -ha aggiunto Grasso- cambiano ad una velocità inusitata. E’ una conferma della loro straordinaria capacità adattiva ai cambiamenti del mondo esterno, alla globalizzazione, che evolve a ritmo frenetico». Questa dimensione internazionale però non intacca la sua convinzione di poter sconfiggere la mafia attraverso la creazione di «valide alternative all’azione criminale» che infrangano il consenso che la necessità sociale genera. E’ una lotta, quella alla mafia, che va quindi combattuta anche sul piano etico e sociale secondo Piero Grasso, che individua tra i compiti fondamentali delle istituzioni quello di continuare ad adottare politiche capaci di incidere su quelle condizioni sociali, economiche e culturali che maggiormente favoriscono il radicamento delle mafie. «La lotta alla mafia -ha detto ancora Grasso- non può essere solo una battaglia di ideali; dobbiamo intervenire sulle condizioni di sviluppo, sulla capacità dei territori locali di attrarre investimenti e risorse professionali». Anche l’educazione rientra tra le armi a disposizione dello Stato per contrastare il fenomeno mafioso e a questo proposito Grasso auspica il proseguimento dei programmi educativi contro la mafia prima di citare Antonio Caponnetto dichiarando che «la mafia teme la scuola più della giustizia perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa».
Grasso in chiusura, individua nel recupero dell’etica a livello pubblico e privato la cura giusta per la crisi della legalità che «nasce dal radicamento, e prima ancora dall’accettazione sociale, di comportamenti quali la corruzione, il lavoro nero, l’evasione e l’elusione fiscale o l’economia sommersa. Non possiamo più tollerare che il bene comune venga quotidianamente offeso dalla ricerca a tutti i costi del beneficio individuale». Il messaggio del presidente del Senato è chiaro: se uniti, con gesti quotidiani, possiamo contrastare la mafia, anche quella globale.