Pubblicato: Sab, 6 Mag , 2023

Giovani e Gioco d’azzardo: la dipendenza senza sostanze

il gioco d’azzardo non è solo un grosso ramo della criminalità organizzata, ma anche un problema di indebitamento e salute 

Qualche giorno fa sembra che il calciatore Neymar abbia perso in diretta 1 milione di euro in un’ora, giocando online. Era su twitch, il servizio streaming live dedicato ai giochi. La notizia ha fatto subito il giro del mondo, suscitando non poche perplessità. Twitch in effetti si sta affermando come piattaforma dedicata proprio al gioco, ma anche tiktok vuole puntare sul gaming e i suoi vertici hanno dichiarato di volerlo imporre come hub per le attività delle comunity del gioco online. Canali tv dedicati seguono 24h le partite, ci sono serie tv e dirette social. Ma il gioco d’azzardo non è solo poker. Si tratta di un’attività molto antica, attestata già dal 4000 a.C circa in Egitto, dove si praticava un gioco chiamato senet, molto somigliante ad una sorta di dama che avrebbe, in base alla vittoria o alla sconfitta, decretato la fine dell’anima nell’oltretomba. Il gioco, sia per carte, scommesse o dadi, attraversa la storia dell’uomo. Le ricerche storiche hanno testimoniato l’ubiquità del gioco d’azzardo in ogni epoca, cultura, tipo di società e strato sociale. Tracce di un gioco d’azzardo eccessivo erano presenti nell’antica Grecia, dove dadi e scommesse erano ben conosciuti, anche tra i grandi filosofi come Socrate e Platone. Per i Romani invece il gioco d’azzardo era proibito, ma erano legali le scommesse, ad esempio sui combattimenti tra i gladiatori. A Roma sono state inoltre scoperte antiche insegne recanti la dicitura “Scommesse e cibo”. Si racconta addirittura che i cinesi, amanti dei dadi, quando avevano perso tutto al gioco, per continuare scommettessero le loro orecchie. Il gioco era presente anche nell’Europa centrale; le popolazioni germaniche, infatti, eccedevano al punto tale di impegnare le mogli, i figli e persino la propria libertà. Fin dal secolo XIII a Parigi è presente una categoria di artigiani specializzati nella fabbricazione dei dadi, con tanto di statuto professionale concesso da Luigi IX (1260 circa). Dickens, Maupassant, Dostoevskij, Alvarez e Honoré de Balzac hanno raccontato nelle loro opere letterarie del gioco d’azzardo. Già Niccolò Machiavelli, nella celebre lettera al Vettori del 1513 aveva descritto alcun giochi di carte a cui era solito prendere parte. Del gioco d’azzardo ne troviamo un capitolo anche ne “Il fu mattia Pascal”, di Pirandello. Ne parla anche Dante, il quale narra che era molto in voga il gioco della zara, in cui ci si doveva affidare alla sorte lanciando i dadi, che prevedevano numeri da 3 a 18. Ambrose Bierce, non a caso lo inserisce ne “il Dizionario del diavolo” , in cui definisce il gioco d’azzardo come un “passatempo il cui piacere consiste in parte nella coscienza dei propri vantaggi, ma soprattutto nello spettacolo delle perdite altrui” (1911). Il termine sembra derivare proprio dall’arabo: dalla parola az-zahr(dado), che mutando al francese hasard, sarebbe poi trasformato in italiano “azzardo”. Cioè “puntata pericolosa”. E a questo proposito, anche Camillo Benso Conte di Cavour in riferimento ai “tavoli verdi”, non esitava definire «il gioco d’azzardo una tassa sugli imbecilli». Mentre Corrado Alvaro scriveva che «chi ha denaro paga, ma mai di persona». D’altra parte, “il tratto distintivo di un giocatore di poker, non è quando vince o quanto vince, ma come gestisce la situazione quando perde”, spiega Bobby Baldwin, vincitore più giovane delle World Series of Poker. Significativo anche “Casino Royale” di Ian Fleming, il romanzo d’esordio di un personaggio iconico come James Bond 007, nella sua prima missione, giocata al tavolo del baccarat contro Le Cheffre. Un fascino, quello del gioco, che permea la cinematografia e la letteratura in molteplici sfumature.

Cosa si intende per gioco d’azzardo oggi? Gratta e vinci, lotterie, bingo, lotto superenalotto, win for life, scommesse di ogni tipo, casinò e slot. Si gioca in presenza nelle ricevitorie e nelle sale, ma anche online. Si punta denaro; se è virtuale viene poi trasformato in soldo reale, spesso cambiato in dollari o rubli russi. Negli ultimi anni si preferiscono i bitcoin che agevolano ulteriormente il riciclaggio e le attività malavitose per l’intrinseca caratteristica di anonimato e non rintracciabilità. Così pure fb, instagram, un’infinità di app e siti internet. Le piattaforme sono quasi tutte registrate all’estero, Gibilterra, Panama, e Malta per esempio, dove la normativa è più morbida e consente maggiori movimenti. Per il contrario è molto più difficile per l’autorità italiana arrivarvi per le rogatorie internazionali. Inoltre, si rintracciano sempre più siti che consentono di giocare anche senza registrazione.

In Italia, il gioco d’azzardo è vietato ai minori di anni 18. E’ gestito dallo Stato tramite l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato che gestisce la parte legale del business. Ogni anno viene redatto un Libro Blu dalla stessa agenzia, che presenta i dati principali relativi a macchinette, lotterie, Gratta e Vinci e giocate online. E’ previsto l’obbligo di registrazione con un documento e un conto-gioco, al fine di “monitorare” e arginare il problema. In realtà questi controlli vengono facilmente aggirati.

Lo Stato guadagna molto dal gioco d’azzardo, le cifre sono di miliardi. L’Italia è il quarto paese al mondo per somme giocate e il primo per perdite in relazione a reddito pro capite. Chi gioca non vince mai, è solo un’illusione che spinge a giocare ripetutamente. Nel 2022 lo stato italiano sembra che abbia incassato 10,3 miliardi (+22% dell’anno precedente). Dal 2019 la spesa online è triplicata, in particolare : poker e casinò online rilevano 3,7 miliardi; scommesse 1,4 miliardi (+89%); dai punti vendita si rintracciano 61,3 miliardi (dichiarati); da online si rintracciano 70,5 miliardi (dichiarati). Oggi il gioco con vincita in denaro rappresenta la terza impresa dello Stato Italiano contribuendo al 4% del PIL ed è un monopolio di stato.

Tuttavia, è lo stesso Ministero della Difesa ad avvisare della pericolosità del gioco d’azzardo patologico, un disturbo del comportamento che rientra nell’area delle “dipendenze senza sostanze”, rintracciabile in tutte le fasce d’età.Il ministero della salute italiano rileva: 1 milione e 500 mila adulti dipendenti problematici; 200 mila minori dipendenti problematici [ciò comporta anche ulteriori spese per il servizio sanitario nazionale]. I problemi principali legati al gioco d’azzardo sono:
* GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO riconosciuta come dipendenza nel 2012, cui si aggiunge anche l’insider trading
* RICICLAGGIO
* ATTIVITA’ ILLECITE CORRELATE – manomissione schede slot, etc.
* EVASIONE FISCALE
* DEBITI e quindi USURA, ESTORSIONE, FAVORI E AFFILIAZIONE ALLA CONSORTERIA MAFIOSA

Dai centri per le dipendenze si rileva che il gioco d’azzardo coinvolge sempre di più anche i minori, spesso introdotti da un parente o da amici. L’ultima indagine rileva che il 34% degli under 18 gioca online. Il 39% under 34 si concentra sui giochi pay to win (dati ISS aggiornati 2023). La fascia più a rischio è quella tra gli 11 e 18 anni. Dal cellulare si gioca a tutto, tramite app con premi in denaro e scommesse, senza obbligo di registrazione. I premi innescano quella corsa al gioco che li tiene inchiodati per ore nella smania di arricchirsi.

Già dieci anni fa, l’indagine conoscitiva Eurispes e Telefono Azzurro (gennaio 2013) segnalava che 1 bambino su 6 ha giocato a soldi, 1 su 10 ha giocato nelle sale giochi o online. All’epoca si evidenziava già l’aumento vertiginoso del gioco on line, della facilità di disponibilità, tanto che quasi la metà dei ragazzi dichiarava di aver iniziato a giocare per la pubblicità o perché in gruppo con gli amici. Emergeva anche la necessità di disponibilità di denaro, spesso rubato in casa o per altre vie. La percentuale degli adolescenti che perde tutto il denaro che ha a disposizione supera di gran lunga quella residuale di chi vince qualche spicciolo. Non c’è la percezione del pericolo, ma si vive come un fatto culturale tipico. Un recente studio dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma (25 luglio 2022) ha evidenziato che non solo gli adulti, ma anche i più piccoli sono a rischio dipendenza dal gioco d’azzardo.

Come le altre dipendenze, anche quella da gioco è caratterizzata da quattro elementi ricorrenti: il craving (il desiderio improvviso e incontrollabile di giocare), l’astinenza, l’assuefazione ed il gambling, ovvero la tendenza a sovrastimare la propria abilità di calcolo delle probabilità e a sottostimare l’esborso economico che porterà ad una vincita. La dipendenza da gioco d’azzardo deriva da una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali che varia da persona a persona. Dal punto di vista biologico, nei giocatori d’azzardo i circuiti cerebrali che guidano il comportamento subiscono una sorta di “inganno”, iniziando a rispondere come se l’azione del gioco fosse necessaria alla sopravvivenza. Il tratto psicologico che maggiormente predispone allo sviluppo delle dipendenze è la scarsa capacità di autocontrollo (caratteristica distintiva dell’adolescenza), mentre i principali fattori di rischio ambientali sono rappresentati dal contesto socio-economico in cui i ragazzi vivono, dall’esposizione a eventi stressanti e dalla familiarità con le dipendenze e con altre patologie psichiatriche. Si aggiunge negli ultimi anni, anche per la crisi economica, la tendenza a cercare la scorciatoia per diventare ricchi e famosi nel più breve tempo possibile. Da uno studio di febbraio 2023, si parla soprattutto per i più giovani di “dipendenza senza droghe”, in cui il 40% ha cominciato tra i 9 e i 12 anni.

Anche per questo sono state istituite norme che impongono una distanza minima tra i luoghi dove l’azzardo è quotidiano e quelli frequentati da categorie sensibili. Eppure queste misure non bastano, soprattutto a fronte dell’impatto del Covid19 sulle abitudini dei giocatori. Le ultime ricerche di Avviso Pubblico, in collaborazione con il Comitato nazionale per la ricerca (Cnr), mostrano infatti un’inversione di tendenza che rende sempre più difficile controllare la diffusione del fenomeno: se nel 2019 le persone giocavano soprattutto attraverso canali fisici, ora si prediligono le piattaforme online. Inoltre, le dirette social saltano a piè pari tutte le restrizioni su pubblicità, età minima e induzione al gioco d’azzardo.

Un altro problema è rappresentato dalle nostre percezioni troppo spesso distorte, che trovano terreno fertile nella scarsa informazione sul tema. Basti pensare alle probabilità di vincita: quelle di fare 6 al Superenalotto sono dello 0.0000002%, mentre i biglietti vincenti dei Gratta e vinci sono uno ogni 6 milioni (per quelli da 500.000 euro). Diventano virali solo le notizie di quelli che vincono, mentre non si parla mai di chi si riduce sul lastrico. Inoltre, sono sempre più numerose le piattaforme che offrono giochi gratuiti, che seducono e affascinano, catturando una grande platea di utenti. Molti soldi vengono sborsati anche per giochi popolari, per esempio quello di fifa per costruirsi la propria sq di calcio, e poi ci sono anche le videoslot che regalano dei bonus per avanzare di livello, sono gratis ma insegnano il gesto e incentivano a giocare. A tutto ciò, spesso si aggiunge il logo di ADM, con l’ingannevole risultato di far sentire al sicuro l’utente.

Si può pagare anche attraverso le ricariche telefoniche e i money transfer; investendo bitcoin, insider trading, borsa on line. Ma quando finiscono i soldi? Secondo le risultanze investigative si ruba: ai genitori, ai parenti e agli amici. Il passo successivo è la vendita di oro e gioielli trovati. Si impegna qualsiasi cosa e i debiti diventano sempre più grandi. Molti chiedono prestiti fuori dai canali legali, favori che poi devono essere saldati secondo le richieste del clan mafioso, per lo più con spaccio, prostituzione e attività illecite.

Kakegurui è un termine giapponese traducibile come “pazzia per il gioco”, è anche il titolo di un manga trasposto in anime e film trasmesso sulla popolare piattaforma netflix. In questo manga l’attività principale dei ragazzi è il gioco d’azzardo. Un vero problema per le nuove generazioni, tanto che il mondo asiatico ha sentito la necessità di soffermarsi e dedicarvi proprio un intero capitolo cinematografico. Sul sito “italia delle slot 2” si ha una percezione verosimile della spesa per abitante, per Milano e Roma si contano circa 1800 euro spesi pro capite all’anno, solo con riferimento alle slot dichiarate. Secondo la normativa USA, circa il 50% del ricavato del gioco d’azzardo viene reinvestito in scuola e ricerca scientifica. In Italia, ad oggi, il circuito “legale” del gioco d’azzardo è confluito nelle casse statali mancando tuttavia di una normativa che lo limiti e lo regoli, così come di strumenti e strutture per la prevenzione e la cura. Il circuito delle mafie, invece, è ancora più attivo e operoso, volto ad alimentare i grandi business delle consorterie.

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