Germania, ultras contro il nazismo
Gli ultras del Bayern Monaco ricordano le vittime del nazismo, quelli del Fortuna Düsseldorf contro l’omofobia. Curve tedesche lontane anni luce da quelle italiane
Mentre il calcio italiano si dimena tra stadi vuoti e fatiscenti, calcioscommesse e diktat degli ultras, in Germania accade qualcosa di normale ma quasi inedito per gli stadi del Belpaese. I tifosi del Bayern Monaco hanno commemorato la “notte dei cristalli”. Non nel senso che di un’apologia del nazismo ma commemorato nel senso che hanno ricordato le vittime, la persecuzione, gli orrori del nazismo: “75 anni dopo i pogrom, niente e nessuno è dimenticato”, questo lo striscione apparso nella Sud Kurve dell’Allianz Arena in occasione della partita Bayern Monaco-Ausburg.
Con la “notte dei cristalli” si fa riferimento ai fatti avvenuti nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938. Fu una dei primi casi di sistematica persecuzione antisemita condotta in Germania dai nazisti, furono distrutti circa 7500 negozi ebraici e date alle fiamme la quasi totalità delle sinagoghe. L’atto fu giustificato ufficialmente come rappresaglia contro l’omicidio a Parigi del diplomatico tedesco Ernst vom Rath ad opera del giovane ebreo Herschel Grünspan; è chiaro che l’attentato fu un pretesto, la notte dei cristalli in vero fu solo dei primi atti di quella che poi prenderà il nome di Soluzione Finale.
I tifosi tedeschi non si distinguono solo per l’antifascismo, cosa che potrebbe apparire scontata visto le leggi e la storia della Germania, ma, e in questo rappresentano una vera avanguardia, anche nella lotta all’omofobia. A fare da apripista sono stati i supporter del Fortuna Düsseldorf, che già da tempo si battono contro le discriminazioni, seguiti da molti altri gruppi fino ad arrivare alla creazione di un vero network nazionale di tifoserie gay. Da non sottovalutare, inoltre, l’appoggio ricevuto anche dalle istituzioni e dai club che con la “Dichiarazione di Berlino” si sono impegnati solennemente a combattere l’omofobia e a fare da tramite per la sensibilizzazione in tema.
È facile capire come questa realtà sia lontana anni luce da quanto accade in Italia. Non solo per quanto riguarda l’omofobia, in questo fungono da cartina tornasole le dichiarazione di Di Natale qualche mese fa: «Infrangere il tabù dell’omosessualità nel mondo del calcio è un’impresa difficile, direi quasi impossibile. Non condivido la scelta di rendere pubblica, almeno nel calcio, una situazione privata così importante». Ma anche e soprattutto in termini di razzismo: ormai è spettacolo consueto vedere in curva svastiche e saluti romani per non parlare dei famigerati “buu” razzisti o degli striscioni in onore di criminali come Arkan o Pribke. Probabilmente se si vuole aggiustare il sistema calcio italiano è necessario iniziare dalle curve.