Pubblicato: Lun, 4 Apr , 2022

Generazioni che si ipotecano il futuro

Schiacciati dai debiti.

In Italia, negli ultimi anni è aumentato vertiginosamente il problema del sovraindebitamento.  E’ definito come lo stato di crisi o di insolvenza del consumatore, del professionista, dell’imprenditore minore, dell’imprenditore agricolo (art. 2 D.Lgs n.14 del 12/01/2019), che porta a conseguente impossibilità di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Nel 2000 erano circa 200.000 i nuclei familiari in sofferenza, diventati oltre 1.200.000 nel 2012. Dieci anni dopo la cifra è più che raddoppiata. Secondo i dati dell’Organismo per la gestione delle crisi da sovraindebitamento e per la liquidazione del patrimonio della Camera Arbitrale di Milano, tra privati e imprenditoria circa l’11% è totalmente incapiente.

Troppi debiti e richieste di aiuto per gestire la crisi delle finanze, nel 2021 si è registrato il 64% in più di sofferenza rispetto all’anno prima. I debiti aumentano tra privati cittadini, professionisti, imprenditori, agricoli e artigiani. Crescono le istanze di accesso alle procedure di sovraindebitamento previste dalla legge 3 del 2012 (cd salvasuicidi). Tuttavia, la lentezza dell’iter, che prevede la definizione di una proposta di accordo finalizzata a ripagare parte del debito in funzione delle risorse disponibili, blocca la risoluzione delle vertenze, rischiando di alimentare fenomeni usurari ed estorsivi. Viene lasciato così ampio margine di manovra alla compagine criminale che per riscuotere i propri guadagni sfrutta anche la prostituzione, il traffico di stupefacenti e in recente aumento si segnala la vendita di organi. Significativo l’episodio di Verona, in cui un debitore stava per vendere un rene a saldo parziale di interessi del 143% da restituire ai suoi cravattari (febbraio 2022). Proliferano anche agenzie prestiti per soggetti protestati o segnalati alla centrale rischi CR, che viaggiano quindi fuori dai canali legali.

Si stima che centinaia di migliaia di imprese, imprenditori agricoli e piccoli imprenditori commerciali, potrebbero ben presto andare in sofferenza, situazioni aggravate anche dalla crisi economica internazionale e dalla pandemia di covid19. A Roma, l’Ordine dei Commercialisti ha segnalato un aumento del 357% dal 2020 al 2021. Del resto, già nel 2020, sull’intero territorio nazionale, il ministero della Giustizia aveva registrato più di 6mila istanze di cui 1500 relative al 2019. Per quanto concerne le imprese, le difficoltà riguardano la gestione dei flussi di cassa e degli investimenti che vengono fatti per avviare attività economiche che non si concludono nel modo desiderato (commercio, artigianato, agricoltura, servizi, etc.). Dal lato della persona, le cause principali riguardano la sfera del lavoro (licenziamento, cassa integrazione, mobilità), quella personale (separazione o divorzio, spese mediche, funerali), l’aumento del costo della vita (spese vive, consumi, entertainment) e, infine, i debiti di gioco. Prescindendo dai casi in cui la ricerca continua di nuove risorse è dettata da motivi patologici, quali ludopatia, trading on line o altre dipendenze, una delle circostanze più frequenti è il ricorso a nuovi prestiti per superare le difficoltà nel servire quelli già in essere. Pagamenti ai fornitori, bollette, tasse, rate in arretrato. Una spirale che annichilisce il debitore, aggiungendo disagi relazionali e psicologici.

Nell’attuale contesto socio-culturale, anche l’estremo consumismo tende a spostare equilibri e priorità. In particolare tra i giovani si rintraccia la sempre maggior diffusa usanza di fare acquisti pur non disponendo delle risorse economiche. Si indebitano per oggetti non indispensabili, come grandi televisori di ultima generazione, vacanze, gioielli, auto di lusso. L’utilizzo di carte di credito e shopping on line sembrano aver fatto venire meno la percezione del valore del denaro (cd smaterializzato). Sono soprattutto i ragazzi tra i 18 ed i 30 anni in crisi: per questa fascia d’età l’indebitamento è cresciuto del +2600%. A dispetto delle generazioni precedenti non coltivano la mentalità del risparmio. Non si spende più ciò che si ha, ma ci si ipoteca il futuro. Un cambio culturale con una forte valenza sociologica, dovuto in primis al voler apparire ad ogni costo, ragione per cui, pur non avendo le finanze per farlo, molti preferiscono acquistare un bene oggi e pagarlo nel tempo, piuttosto che rinunciare o aspettare di averne la disponibilità. Non potersi permettere qualcosa e indebitarsi per averla è diventato la «normalità», ancora di più per coloro che iniziano presto a richiedere crediti. Pagare “solo” 300 euro al mese per un leasing, 40 euro al mese per l’ultimo cellulare e 100 euro per la vacanza, danno l’illusione che ci si possa permettere quei beni. Senza, però, considerare che tutte le spese vanno sommate e restituite (più gli interessi). Da uno studio effettuato nel Ticino emerge che i ragazzi italiani presentano un rischio di indebitamento considerevolmente più alto dei coetanei degli altri stati (+15% rispetto alla media). La generazione Z sembra non abbracciare la capacità di fare sacrifici, né di attesa. Tutto e subito, si annoia facilmente di ciò che ha e viaggia 3 metri sopra al ce l’ho, con un tenore di vita decisamente spropositato. Non si sente in dovere dl mantenere gli impegni presi (finanziari o di altra natura) e di onorare la parola data. Una sorta di analfabetismo comportamentale, che si va a sommare a quello funzionale. Infine, trasversale ad ogni età e fascia sociale, il problema dell’analfabetismo finanziario: la mancanza delle principali nozioni di educazione finanziaria, infatti, non consente di comprendere appieno gli strumenti che si acquistano e i limiti oltre i quali divengono insostenibili.

Un vortice non da poco, che sulla spinta di continui prestiti e finanziamenti, concessi anche dal banco, attende poi al varco una moltitudine di debitori inadempienti. Cartelle esattoriali, decreti ingiuntivi, pignoramenti e fallimenti. Storie di immensa disperazione, che in molti casi conducono direttamente nelle fila malavitose, in quelli più drammatici al suicidio.

E’ possibile concordare piani di rientro, pagamenti a saldo e stralcio o l’esdebitazione totale, con riferimento al debitore meritevole, cioè chi era in condizioni di potervi far fronte ragionevolmente, senza quindi una sproporzione evidente tra le sue capacità economiche e l’operazione finanziaria richiesta, o il dolo e la consapevolezza che il credito non sarebbe mai stato restituito. Sebbene esistano fondazioni e associazioni, oltre a sportelli di aiuto gratuito, il problema del sovraindebitamento resta per lo più sommerso. Avviluppato tra fumi e movimenti opachi che tendono ad alimentarlo, oltre alla vergogna e i tabù sociali che ne amplificano silenzi e solitudini, omertà e circoli viziosi.

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