Pubblicato: Mer, 24 Feb , 2016

Intervista a Nicola Zingaretti che rilancia nel Lazio la fecondazione assistita pubblica.

La Regione Lazio non sarà più il fanalino di coda per l’assistenza alle coppie infertili. Anche sulla fecondazione eterologa si riparte dalle due biobanche pubbliche che stoccheranno e conserveranno i gameti. Ne abbiamo parlato con  Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Lazio.

 

Presidente, quali sono i centri pubblici attivi oggi nel Lazio?

foto 2Innanzitutto vorrei ricordare che nel 2013, anno dell’insediamento della mia giunta, non esisteva neanche una rete regionale per la fecondazione assistita. A disposizione c’era solo l’ospedale Sandro Pertini. Siamo partiti da questo per cercare negli anni a seguire di offrire un numero maggiore di servizi. Oggi i centri pubblici per la procreazione medicalmente assistita nel Lazio sono l’ ospedale Sandro Pertini, la clinica S. Anna e l’Umberto I. A breve saranno operativi ed in regola con tutte le normative  il San Filippo Neri e il San Camillo, ma anche il Santa Maria Goretti a Latina.

Come sarà possibile pagare la fecondazione assistita in una regione che non può spendere e deve far quadrare i conti al centesimo, come il Lazio?
E’ stata possibile inserire la fecondazione assistita nel servizio sanitario regionale del Lazio perché c’ era stata la decisione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che, in attesa dei nuovi livelli essenziali di assistenza nazionali, ha affermato il principio che anche le tecniche di fecondazione assistita siano un diritto ad una prestazione pubblica. Inoltre, nel Lazio, alcune prestazioni erano già incluse tra quelle della specialistica ambulatoriale e c’era l’esigenza di renderle uniformi a quelle delle altre regioni, per permettere la mobilità dei nostri residenti, come è previsto che sia.

La donazione dei gameti è stato un capitolo tutto da scrivere in molte regioni. La Toscana acquisisce le donazioni anche da banche estere certificate, nel Lazio come sarà organizzata questa partita?
La Regione Lazio non ha ancora stabilito un piano di dettaglio per quanto riguarda il modello da adottare per la donazione dei gameti. Il modello toscano, per quanto pratico, non rappresenta certo una soluzione a medio-lungo termine e comunque è applicato solo alla donazione di ovociti. Il Consiglio superiore di sanità (CSS) e il Centro nazionale trapianti (CNT) hanno espresso pareri che avviano verso soluzioni più strutturate, che consentano quindi di elargire ai pazienti questa prestazione in modo continuo e non a spot, specie ovviamente per quanto riguarda la donazione di gameti maschili. E’ evidente che serve una organizzazione basata su una o due biobanche, per le due tipologie dei gameti maschili e femminili. Peraltro, la Regione Lazio ha la fortuna di avere, già oggi, nel suo contesto la più antica e nota banca del seme e del tessuto testicolare italiana. Mi riferisco a quella presente nell’ ambito dell’Area di Endocrinologia e Andrologica clinica, presso il Policlinico Umberto I (diretta dal professor Andrea Lenzi) ad oggi prevalentemente dedicata alla crioconservazione nei casi di infertilità post oncologica) ed una banca degli ovociti e del tessuto ovarico recentemente costituita ed accreditata presso l’IFO-IRCCS Regina Elena (diretta dal dottor Enrico Vizza). Con queste due entità già attive è possibile programmare una copertura regionale anche per l’aspetto donazioni.

Qual è il patto che la Regione Lazio ha fatto per poter permettere ai residenti di ricevere assistenza per la fecondazione assistita anche fuori regione?
Se la coppia si reca fuori regione dovrà pagare solo la compartecipazione alla spesa prevista da quella stessa regione. Un’ altra novità importante del decreto 29 anche sul piano politico nazionale, è il riconoscimento e lo sblocco della mobilità verso altre regioni. Una questione particolarmente controversa per le regioni del Sud, in piano di rientro ed anche per il Lazio, fino a poche settimane fa, quando i cittadini laziali hanno assistito a comportamenti diversi delle Asl, incerte nel firmare le autorizzazioni per la compartecipazione alla spesa di prestazioni effettuate in altre regioni per la fecondazione eterologa. Infatti, è, il servizio più difficile da far decollare a breve, per la necessaria ricerca e screening dei donatori, e dunque quello che determina la migrazione sanitaria percentualmente più alta.

Nel panorama nazionale, la Lombardia, in attesa delle decisioni del governo sui Lea, non paga l’eterologa neanche ai residenti e per “i fuorisede” prevede delle richieste di rimborsi davvero alte alle regioni. Quasi doppie rispetto a quelle di molte perché utilizza un regime di ricovero e non quello ambulatoriale. Come si comporterà la Regione Lazio con la Lombardia?
La Regione Lazio autorizzerà e pagherà in base alle tariffe stabilite e concordate dalle Regioni. Nell’atto approvato non c’è riferimento alcuno rispetto ad una deroga per la Lombardia.

Il decreto 29 sulla fecondazione assistita, oltre a fare chiarezza sulle tariffe, sembrerebbe essere il segnale che anche una Regione con piani di rientro molto duri può fare ordine investendo nella sanità pubblica e non solo tagliando la sanità. Siamo troppo ottimisti?
Si può riqualificare e risanare un sistema complesso come quello del Lazio riducendo gli sprechi e lo spazio in questo senso credo sia ancora grande. Le faccio un esempio: negli ultimi mesi del 2015 abbiamo avviato una grande campagna di recupero dei tickets evasi. La prima del genere in Italia. Abbiamo recuperato circa 12 milioni che abbiamo subito reinvestito nella sanità finanziando 12 interventi negli ospedali di Roma e del Lazio, potenziando i pronto soccorso ed il Centro trapianti del S. Camillo. La lotta agli sprechi e all’evasione è un percorso essenziale per la costruzione di una sanità giusta, di qualità e più vicina ai bisogni dei cittadini.

Presidente Zingaretti, facciamo un pronostico. Secondo lei il governo confermerà l’impegno assunto dalla ministra Beatrice Lorenzin due anni fa, di inserire le tecniche di fecondazione assistita, sia omologa che eterologa, nei Lea?
Non ho ragione di ritenere che il ministro Lorenzin non mantenga l’impegno di inserire nei Lea le cure e le tecniche per la fecondazione assistita ed in questa direzione ha il pieno sostegno della Regione Lazio.

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