Europa: giro di vite sull’occupazione degli immigrati
Gran Bretagna e Belgio rivedono le loro misure occupazionali per gli immigrati agevolando i lavoratori nazionali
Dal 2012 ad oggi si registra in Europa un’inversione di tendenza per quel che riguarda l’occupazione delle persone che hanno deciso di espatriare per cercare sorti migliori: la percentuale del livello occupazionale di questa categoria si sta sensibilmente riducendo, soprattutto nei paesi maggiormente colpiti dal caso migrazione.
In questi giorni il Regno Unito e il Belgio si sono confrontati con questo tema, in quanto accomunati proprio da questo recente fenomeno.
In Belgio la preferenza nei confronti dei lavoratori nazionali dipende da vari aspetti. Se le crescenti necessità linguistiche e tecniche sono facilmente intuibili, inedita è la crescita della concorrenza lavorativa nazionale nei settori generalmente poco appetibili per il popolo belga, come i lavori umili o di apprendistato.
La natura quasi spontanea del fenomeno belga non corrisponde invece al Regno Unito, dove la scelta di agevolare l’occupazione nazionale è stata fortemente voluta. David Cameron ha infatti annunciato la decisione del Governo di avviare una riforma del welfare orientata verso l’occupazione dei neolaureati e dei giovani britannici, che in questo momento devono competere con le migliaia di persone, provenienti soprattutto da Lituania e Polonia, che colmano l’offerta lavorativa britannica prevalentemente nel settore industriale.
Il fenomeno risulta così in crescita, con considerevoli ripercussioni di natura sociale e di integrazione, soprattutto in un contesto come quello odierno dove l’immigrazione rappresenta un tasto più che dolente.