Docufilm per ricordare Pippo Fava a 30 anni da omicidio
Anteprima il 23 dicembre a Catania. Su Rai 3 il 5 gennaio
La sera del 5 gennaio del 1984 Pippo Fava veniva ucciso con cinque colpi di pistola 7,65 davanti al Teatro Stabile di Catania. Nel trentennale del suo assassinio il giornalista sarà ricordato con il docufilm “I ragazzi di Pippo Fava”, ideato e scritto da Gualtiero Peirce e Antonio Roccuzzo, con la regia di Franza Di Rosa. La pellicola sarà presentata in anteprima nazionale il 23 dicembre alle 20 al Teatro Bellini di Catania e andrà in onda su Rai3 il 5 gennaio.
Il docufilm, prodotto da Cyrano New Media con Rai Fiction, è tratto dalle pagine di “Mentre l’orchestrina suonava gelosia”, un libro scritto da Antonio Roccuzzo, che fu proprio uno dei ragazzi di Pippo Fava che, con lui, lavoravano al mensile “I Siciliani”, il giornale che con le sue inchieste denunciava i poteri criminali, padroni della città. Nel cast la partecipazione straordinaria di Leo Gullotta accanto ad un gruppo di attori giovanissimi: i protagonisti Francesco La Mantia e Karoline Comarella e con loro Paride Ciciriello, Stella Egitto, Luciano Falletta, Barbara Giordano, Alessandro Meringolo e Giuseppe Mortelliti, con la partecipazione di Antonello Costa e Alessandra Costanzo. L’anteprima del film verrà preceduta, la mattina del 23 dicembre, nel foyer del Teatro Bellini, da un dibattito dal titolo “Imprese e legalità”.
Fava non è interpretato. È stata una scelta, compare in spezzoni di filmati dell’epoca, come l’ultima intervista che concesse a Enzo Biagi per “Filmstory” su Rai Uno, il 28 dicembre 1983, pochi giorni prima di essere ammazzato. Oppure come il discorso che tenne agli studenti in un teatro di Palazzolo Acreide, la sua città natale, il 20 dicembre dell’83, in cui disse cose che a quei tempi erano difficili da dire e che oggi vengono date per scontate anche se con troppa sufficienza.
Nel film si intrecciano tre linee di racconto: la fiction, che ricostruisce con libertà narrativa il carattere e le emozioni di quel gruppo di ventenni; i video di repertorio (alcuni dei quali inediti) che ci restituiscono le parole e il carisma autentici di Pippo Fava; e due testimonianze: di Claudio Fava, figlio di Pippo, e che fu anche lui uno dei ragazzi della redazione e attuale vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, e di Antonio Roccuzzo, oggi caporedattore del Tg di La7.
«Quello che è importante, che desideriamo venga fuori dal film – spiega Roccuzzo – è il rapporto tra quei giovani e il maestro Pippo Fava, quello che ci interessa è il tema dell’Attimo Fuggente, del bravo maestro in un mondo in cui non ci sono più maestri e in un Italia in cui si dice che i giovani non abbiano futuro». Ed è per questo che il film assume un valor universale, un messaggio rivolto ai giovani soprattutto, non solo indirizzato a chi crede ancora nel giornalismo, che prende spunto dalle cose che insegnava Fava e da quelle sue frasi che sono rimaste scolpite nella memoria di chi l’ha seguito, come «a che serve essere vivi se non c’è il coraggio di lottare?».