Pubblicato: sab, 19 Ott , 2013

Diffamazione, niente più carcere per i giornalisti

Passa il testo alla Camera: 308 sì, 117 no e 8 astenuti

 

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Importante passo avanti per il mondo dell’informazione: il 17 ottobre è stato approvato alla Camera dei deputati il ddl contenente  la riforma della disciplina della diffamazione a mezzo stampa. Voto contrario del Movimento 5 Stelle, che ha chiesto contestualmente la calendarizzazione della proposta di legge per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti.

A tenere banco in estate durante l’iter del disegno di legge, partito il 4 giugno, il caso Sallusti, condannato il 30 novembre 2012 a 14 mesi per diffamazione.

Le novità più  importanti attengono all’abolizione della pena detentiva, sostituita da una multa che va da cinquemila a diecimila euro, fino ad un massimo di sessantamila euro se si attribuisce a qualcuno, consapevolmente, un fatto falso, e dall’obbligo di rettifica senza commento, menzionando espressamente il titolo, la data e l’autore dell’articolo diffamatorio.

Rientrano nella riforma anche le testate on-line e quelle radiofoniche. Il risarcimento del danno, infatti, sarà commisurato all’entità dell’offesa, alla diffusione della testata e all’effetto riparatorio della rettifica obbligatoria. L’azione risarcitoria potrà essere esperita entro due anni dalla pubblicazione.

Altri elementi importanti a favore dei giornalisti sono l’estensione del segreto professionale per i pubblicisti da opporre al giudice in relazione alle fonti e una forma di deterrente contro le querele “temerarie” (il querelante, in caso di infondatezza, è passibile del pagamento di una somma che oscilla tra i mille e i diecimila euro.).

Piccoli traguardi per la libertà d’informazione, che passano anche dall’abolizione di norme e pene vessatorie volte a scoraggiare i giornalisti, specialmente se sprovvisti di coperture legali consistenti. La strada è, tuttavia, ancora lunga e tortuosa, il concetto di Ordine professionale andrebbe infatti rivisto e rappresenta anch’esso parte del problema. L’abolizione proposta dai 5 Stelle costituirebbe un pericolo ben maggiore in un momento in cui le notizie viaggiano sul web incontrollate e diventano verità senza filtri, talvolta distorcendo la realtà in maniera pericolosa.

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