Default USA, trovato l’accordo al Senato
Arriva in extremis l’accordo tra repubblicani e democratici per scongiurare il fallimento, sospiro di sollievo per l’economia mondiale
Quando mancava un giorno allo sforamento del tetto di debito, repubblicani e democratici hanno trovato l’accordo per scongiurare il default e mettere fine allo shutdown.
L’accordo è minimo e non risolve i problemi sul tavolo limitandosi a rimandare di qualche mese la questione: il bilancio federale è stato prolungato fino al 15 gennaio 2014, mentre sarà consentito sforare il tetto del debito fino al 7 febbraio 2014.
Dopo il fallimento delle trattative tra i leader della Camera, la palla è passata al Senato dove il repubblicano Mitch McCollen e il democratico Harry Reid, riprendendo la vecchia proposta di posticipare semplicemente i termini, sono riusciti a trovare un punto di intesa per scongiurare quel default che molti, tra cui lo stesso ministro del Tesoro USA, aveva definito dannoso come un’arma nucleare.
L’accordo, anche se trovato al Senato, verrà votato prima alla Camera per evitare l’eventuale ostruzionismo da parte del partito repubblicano. Timore giustificato, visto che ad uscire sconfitto dalla battaglia sul bilancio è proprio il GOP che dalle trattative non è riuscito ad ottenere nulla. È probabile che gli esponenti estremisti del Tea Party non voteranno l’accordo. mentre la restante parte del partito vede il suo consenso eroso poiché, non avendo ottenuto nulla, difficilmente potrà spiegare agli americani perché hanno portato gli Stati Uniti sull’orlo del fallimento.
La fine dello stallo è stato salutato con entusiasmo dagli investitori, con Wall Street che in pochi minuti ha guadagnato un punto percentuale e ha trainato nel finale le Borse europee che avevano chiuso la mattinata in rosso per il timore della situazione USA.
La crisi si chiude, ma lascia sul tavolo svariati interrogativi: non solo non è detto che lo stesso scenario non si ripeta ad inizio 2014, ma ci si chiede come sia possibile che un’economia solida e in crescita come quella americana possa essere messa in ginocchio dalle schermaglie politiche di Washington. Non a caso la Cina, che possiede molta parte del debito pubblico americano, in settimana ha chiesto di non usare più il dollaro come moneta di riserva internazionale giudicandolo inaffidabile.