Pubblicato: Dom, 1 Mag , 2016

Dall’Austria alla Polonia la destra minaccia democrazia e diritti di cittadinanza

Innalzano muri, cercano di riportare la società civile indietro di secoli all’intransigenza religiosa e a politiche ultranazionaliste.

 

 Un gelido fiato di destra estrema alita in Europa. Al primo turno delle elezioni presidenziali in Austria, il successo arride a Norbert Hofer, candidato dell’ultradestra nazionalista. Ha ottenuto oltre il 35% dei consensi. Al ballottaggio del 22 maggio se la vedrà con Alexander van der Bellen, del partito ambientalista, che si è fermato al 21%.

 Migranti-lAustria-inizia-i-lavori-per-la-costruzione-di-una-barriera-sul-Brennero-il-Papa-invita-ad-abbattere-i-muriIl partito della Libertà ultranazionalista ha impostato tutta la sua propaganda, tutta la ragione della sua politica sul rifiuto dei migranti. I Popolari e i Socialdemocratici, attualmente alla guida del Paese, ma che sono esclusi dal ballottaggio, hanno cercato di rassicurare gli elettori tentati dalla retorica anti-immigrati del partito dell’ultradestra, condotto da Heinz Christian Strache: hanno annunciato l’innalzamento di una barriera al valico del Brennero e schierato centinaia di militari come se ci si trovasse in un conflitto armato, respingeranno anche profughi di guerra, mentre sono stati rafforzati i controlli con l’Ungheria. Ungheria che pur’essa, sotto il controllo di una coalizione di estrema destra, ha innalzato muri avverso i profughi.

 Non si può non ricordare che il nazismo iniziò in Austria. E’ vero: oggi, nella mappa geopolitica mondiale, l’Europa è solo una componente non prevalente, come invece lo era agli inizi del ‘900 e la Germania non costituisce una minaccia militare come lo era allora. Eppure sarebbe poco responsabile non preoccuparsi seriamente dell’odierno reazionarismo.

 La reazione ultraconservatrice percorre il continente europeo in grave crisi d’identità, in declino rispetto ai principi che ne sarebbero fondamento, e appare negli Stati Uniti. Cupa è la situazione in Polonia. Qui, oltre il rifiuto del diverso per nazionalità e tendenze sessuali, è l’integralismo religioso che vuole riportare il Paese indietro nei secoli, a un oscuro regime confessionale. La Chiesa cattolica polacca pretende ulteriori restrizioni a una legge sull’aborto già tra le più rigide d’Europa e il governo reazionario è favorevole ad accoglierle. Le manifestazioni popolari in difesa dei diritti civili dimostrano la resistenza di una parte dei cittadini. Con la nuova normativa sarebbe impossibile interrompere legalmente una gravidanza. Solo in caso di pericolo grave per la vita della madre sarebbe concessa l’interruzione di gravidanza; sarebbe vietata pure in caso di stupro. La pena prevista per chi addiviene all’aborto va da due a cinque anni.

 L’esecutivo guidato da Beata Szydlo ma fortemente influenzato da Jaroslaw Kaczynski ha lanciato una campagna totale di accentramento del potere, di controllo su memoria e coscienza nazionale, punta a togliere autonomia alla magistratura e a zittire l’informazione.

 Tre ex presidenti della Polonia che incarnano la storia e l’anima della democrazia risorta, Lech Walesa, Aleksander Kwasniewski e Bronislaw Komorowski insieme hanno firmato un appello ai polacchi “per difendere la democrazia” e hanno denunciato “l’usurpazione del potere, azioni antieuropee e xenofobe che minano la coesione della Ue e fanno il gioco della Russia imperialista”.

 Intanto Matteo Salvini corre gonfio di ammirazione ad incontrare Donald Trump, candidato repubblicano alla Casa Bianca, il più orrendo prodotto della profonda notte culturale, etica e perfino del buongusto statunitense.

 Figuri grotteschi potrebbe dirsi certamente di quei due. Ma il grottesco è un tratto pressoché inevitabile dei fuhrer, duci, ducetti e aspiranti tali dell’estrema destra: fu grottesco Hitler, lo fu Mussolini, lo sono stati Pinochet, Videla. Con le loro ridicole capigliature e insulse magliette lo sono Trump e Salvini, ma costituiscono soprattutto una minaccia che sarebbe irresponsabile sottovalutare.

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