Crocetta: “L’impugnativa del Commissario ha conseguenze disastrose”
Rosario Crocetta definisce le conseguenze dell’ impugnativa del Commissario dello Stato «al limite dell’assassinio della Sicilia»
Il Presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta, interviene dopo che il commissario Carmelo Aronica ha stralciato 34 articoli su 48 della Finanziaria appena approvata all’Ars. «Sulle coppie di fatto il Commissario dello Stato ha assunto una posizione ideologica». Così il governatore sicilianosi esprime sull’impugnativa dell’articolo 37 della Legge di Stabilità che prevedeva dei benefici regionali per le coppie di fatto e le coppie gay.
«Stiamo valutando di appellarci alla Consulta e alla Corte di giustizia europea», aggiunge Crocetta all’ANSA. Cita l’articolo 3 della Costituzione e aggiunge: «Nell’impugnativa del Commissario, le coppie di fatto sono trattate come soggetti alieni, irriconoscibili, mentre sono persone con gli stessi diritti degli altri. Tutto ciò è in pieno contrasto non solo con lo spirito della Costituzione, ma anche con alcune recenti sentenze della Corte Costituzionale e con le direttive europee». Rosario Crocetta accusa disparità rispetto altre regioni, in particolar modo rispetto l’Emilia Romagna che «con l’articolo 42 della legge finanziaria del 2009 attribuisce gli stessi diritti riconosciuti alle famiglie tradizionali, alle coppie di fatto.» – e prosegue – «Non rinunciamo a tale battaglia di civiltà e proporremo una nuova legge specifica».
Dopo l’impugnativa e la scure del commissario Aronica, il presidente della Regione invia una nota, in cui definisce le conseguenze dell’ impugnativa del Commissario dello Stato «al limite dell’assassinio della Sicilia». Nella nota si legge che sono stati tagliati i fondi per disabili, per il disagio sociale, per le IPAB, per anziani, malati, orfani e senza parenti, per i talassemici, per le riserve naturali e per i parchi, per l’EAS. In qualità di Presidente della Regione Siciliana Crocetta chiede «di incontrare i rappresentati del Governo, per capire se la politica nazionale chieda oggi un vero massacro sociale, se chieda lo scoppio di una situazione eversiva incontrollabile. Se chiede al popolo siciliano di non fidarsi più della democrazia. Il governo siciliano non cede e fa la sua battaglia, ma, mai come adesso è necessaria una larga e unita convergenza che faccia uscire la Sicilia dal baratro in cui ci ha trascinato il passato».
L’ex parlamentare europeo non vuole assumersi la responsabilità di anni di mala gestione vedendo cancellare le norme di sostegno alle imprese e quelle riservate alle categorie svantaggiate. Parla di uno Stato dal «volto cinico e crudele, che pensa che il disastro della Sicilia sia solo responsabilità dei siciliani» e conclude la nota dicendo: « Non è cosi: tanti hanno sbagliato in Sicilia, ma molti hanno condiviso a Roma. Il velo è caduto: ecco l’unica nota positiva. Ma a questo punto per il disastro paghi chi ha causato e permesso tutto ciò, chi non lo ha combattuto, chi ha fatto finta di non vedere».