Corteo antimafia del 23 maggio.
Le voci e i volti di chi non dimentica

Palermo – “Non chiedeteci silenzio”. È con queste parole che centinaia di giovani, studenti, attivisti e cittadini sono scesi in piazza oggi, 23 maggio, per ricordare la strage di Capaci e rinnovare l’impegno contro tutte le mafie. A Promuovere il corteo sono stati tante realtà, a partire dal movimento culturale internazionale Our Voice, affiancato da numerose associazioni tra le quali Rete 100 passi, scuole e realtà sociali come Attivamente, libera nextgen, Udu Palermo, Cgil giovani, sindacato Margherita, e collettivi studenteschi come il Tutelli, un’iniziativa che ha trasformato la memoria in partecipazione viva e consapevole.
Nel giorno in cui, 32 anni fa, persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, Palermo ha scelto di farsi sentire. Non solo commemorazione, ma una presa di posizione netta: contro il silenzio, contro l’indifferenza, contro ogni forma di complicità, anche quella mascherata da neutralità.
“Falcone e Borsellino non sono eroi da santificare una volta l’anno – ha detto una giovane attivista al megafono – ma esempi di coraggio civile che ci chiamano ogni giorno a fare la nostra parte. Noi non ci stiamo al silenzio, alla retorica, al ricordo vuoto. Le mafie ci sono ancora, e sono spesso dentro le istituzioni, nei palazzi, dove si decidono i destini della nostra terra.”

Il corteo, partito da Piazza Verdi ha attraversato le vie principali della città, colorato da striscioni, cartelli e cori che inneggiavano alla giustizia sociale, alla verità e alla lotta contro tutte le mafie, nessuna esclusa. In prima fila, tanti studenti e giovani, molti dei quali alla loro prima partecipazione.
Un segnale forte anche nei confronti di una politica spesso assente o distratta, accusata dai manifestanti di “celebrare la legalità mentre si chiudono gli occhi di fronte a collusioni, corruzione e abusi di potere”.

Durante il corteo si sono alternati interventi, performance teatrali e musicali. Non è mancato il ricordo commosso, ma anche il grido di denuncia: contro il caporalato, l’ecomafia, le infiltrazioni nel sistema economico e la narrazione che riduce la mafia a una questione del passato.
“Noi siamo la generazione che non vuole abbassare la testa – ha dichiarato un rappresentante di Our Voice – e oggi lo abbiamo dimostrato. Questo corteo è la prova che la memoria può e deve essere azione.”
Perché il 23 maggio non sia solo una ricorrenza, ma un monito vivo: la lotta alla mafia è oggi. E ha bisogno della voce di tutti. Non del silenzio