Continua il bagno di sangue in Iraq
Sono 60 i morti a Baghdad a causa di 6 autobombe esplose sabato, altrettanti le vittime a Mosul negli scontri tra ribelli e forze governative.
Nonostante l’attenzione dei media occidentali non sia più puntata su di esso, l’Iraq continua ad essere lo scenario per un continuo stillicidio di stragi e attentati.
Sono sei le autobombe, le ultime di una lunga serie, che sono esplose ieri a Baghdad, a queste si aggiunga l’assalto da parte dei jihadisti del campus universitario di Ramadi, a cento chilometri dalla capitale, e i 60 morti a Mosul negli scontri tra insorti e forze di sicurezza. Il bilancio di sangue totale si aggirerebbero intorno ai 100-150 morti in soli due giorni.
I ribelli, sunniti e jihadisti in larga parte, stanno riprendendo vigore e sono all’ordine del giorno i loro attentati, in particolare quelli che vedono la comunità sciita come obiettivo Secondo alcune fonti, gli insorti sarebbero riusciti a prendere stabilmente il controllo di larghe parti delle cittadine di Ramadi e Falluja, dove gli americani furono impegnati in una delle più dure battaglie dai tempi della seconda guerra mondiale.
I militanti dello “Stato Islamico dell’Iraq nel Levante” nei giorni scorsi hanno assaltato l’università di Ramadi, riuscendo ad occupare numerosi edifici dell’ateneo e prendere in ostaggio i docenti e studenti che al momento si trovavano all’università. Sono stati necessari quasi due giorni di combattimento affinché le forze speciali irachene potessero essere in grado di liberare la zona. I ribelli, che avrebbero perso una trentina di militanti, si sono ritirati ma l’allarme resta alto e il rischio del ripetersi delle carneficine che tra il 2006 e il 2007, quando tra l’altro erano presenti ancora le forze americane, hanno dilaniato il Paese del Tigri e dell’Eufrate è altissimo.