Pubblicato: Mer, 27 Lug , 2022

Comuni sciolti per Mafia – primo quadrimestre 2022

Un altro comune italiano è stato sciolto per mafia e commissariato.

Dopo Castellammare di Stabia (Napoli) a febbraio e Trinitapoli (Barletta – Andria – Trani) a marzo, è il turno del Comune di Polignano a Mare ad aprile.

Arrestati sindaco e vicesindaco, nominato commissario prefettizio il viceprefetto di Bari. La Procura di Bari è arrivata alle cariche comunali nell’ambito di un’indagine su presunti appalti truccati riguardanti la riqualificazione del lungomare, la manutenzione di strade e verde pubblico, la ristrutturazione di immobili comunali, del valore complessivo di 1,2 milioni di euro. Oltre ai due amministratori, sono stati arrestati numerosi dirigenti, funzionari comunali ed altri 14 soggetti, per un totale di 24 persone sottoposte ad indagini. Tra queste vi sarebbero anche alcuni imprenditori locali nei confronti dei quali viene contestato il concorso in una molteplicità di reati contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica, tra cui turbata libertà degli incanti in forma aggravata, turbativa del procedimento di scelta del contraente nei pubblici appalti, plurimi falsi ideologici in atti pubblici, peculato, rivelazione del segreto d’ufficio, omissione atti d’ufficio e sub-appalto illecito.

Il fenomeno dell’infiltrazione delle organizzazioni criminali non ha mai subìto un rallentamento significativo, tanto che si era reso necessario il decreto n. 164/1991 sullo scioglimento delle amministrazioni locali conseguente a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso (oggi TUEL artt. 143-146 del decreto legislativo n. 267/2000). Vale la pena sottolineare che si tratta di una particolarità esclusivamente italiana, con uno o due provvedimenti al mese, senza considerare le realtà recidive che ne collezionano più di uno.

Secondo i dati raccolti nel 2021, per il quindicesimo anno consecutivo la Calabria è stata la regione che ha fatto registrare il più alto numero di scioglimenti di Enti locali per infiltrazioni mafiose (nel 2021 condivide il triste podio con Puglia e Sicilia). Foggia è il secondo capoluogo di provincia sciolto per infiltrazioni mafiose dal 1991 ad oggi (il primo fu Reggio Calabria, nel 2012); Marano di Napoli è il primo Ente locale ad essere stato sciolto in ben quattro occasioni (1991, 2004, 2016, 2021).

Dall’analisi dei decreti di scioglimento e delle Relazioni Prefettizie emerge come la compagine mafiosa è volta alla ricerca di occasioni di infiltrazione nell’economia locale, attraverso l’accaparramento di appalti e la gestione di servizi pubblici. Le consorterie criminali operano mostrando spiccate attitudini imprenditoriali, utili anche per reinvestire i proventi illeciti, oltre alla storica capacità di tessere relazioni con vertici e politica. L’inquinamento si declina con il sostegno diretto agli esponenti elettorali prescelti, ma anche con intimidazioni nei confronti di altri candidati o, specularmente, con appoggi bipartisan. Le relazioni prefettizie raccontano anche casi di vera e propria partecipazione dei clan alla scrittura del programma elettorale, a dimostrazione di quanto pervasivo fosse il rapporto tra le parti (Rosarno). Se l’elezione dei soggetti vicini ai clan per qualche motivo non si concretizza, si creano opportunità di potere e controllo, come per esempio può essere l’affidamento dell’organizzazione di eventi nel centro storico della città (Carovigno).

Gli inquirenti rintracciano con carattere di costante la presenza di innumerevoli procedure illecite o elusive, con particolare riguardo ad appalti ed affidamenti pubblici di lavori, servizi e forniture. Ricorrenti gli affidamenti diretti; il richiamo alla somma urgenza, senza che però vi sia un effettivo riscontro nei fatti; l’artificioso frazionamento degli appalti per farli rientrare “sotto soglia”. Oligopoli e monopoli abilmente incardinati nelle famiglie più influenti. Stratagemmi neppure troppo complicati che consentono di assegnare lavori e servizi pubblici a soggetti controindicati, contigui o appunto appartenenti alla criminalità organizzata. Tale ingerenza si declina con particolare interesse nella riscossione dei tributi locali (situazioni debitorie che caratterizzano sia gli esponenti dei clan sia alcuni amministratori); gestione dei beni confiscati (generalmente abbandonati); affidamento e gestione dei rifiuti solidi urbani; abusivismo edilizio (con una sostanziale inerzia amministrativa, specialmente nell’ultima fase, decisiva, delle demolizioni).

Nel caso di Foggia le indagini sono state avviate in seguito all’elevato numero di interdittive antimafia emesse dal Prefetto – dal 2016 al 2021 sono state ben 85 – e agli esposti in cui si denunciavano forme di contiguità degli amministratori locali con esponenti delle consorterie mafiose. Avendo riscontrato collegamenti diretti e indiretti fra gli amministratori e i clan, si provvedeva quindi al suo scioglimento nel 2021. Dalla relazione prefettizia si evince che il contesto foggiano è caratterizzato dalla presenza radicata sul territorio di diversi clan, tra i quali intercorrono rapporti di collaborazione. La “quarta mafia”, quella pugliese, in crescita ed espansione negli ultimi anni, si sta facendo conoscere per il compimento di fatti criminosi eclatanti e per la sistematica attività di contaminazione dell’economia legale. Come le tre sorelle maggiori, usa la corruzione per il condizionamento dell’attività amministrativa e l’aggiudicazione di appalti pubblici. La polizia di stato aveva rintracciato nel capoluogo diversi amministratori con condotte rilevanti ai fini dello scioglimento: il sindaco, arrestato per tentata concussione e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio; 12 Consiglieri e 5 dipendenti comunali. Risultavano coinvolti in inchieste intrecciate; confermate la presenza di soggetti criminali, frequentazioni e parentele con appartenenti ai clan (o contigui a questi) e alle cointeressenze economiche con imprese in odore di mafia. La Commissione prefettizia ha evidenziato diversi elementi problematici, a partire dalla colpevole disattenzione rispetto ai controlli antimafia, ingerenze degli organi politici, utilizzo di procedure illegittime. Ancora una volta numerosi i settori risultati inquinati, come il servizio di installazione e manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti semaforici e segnaletica stradale; la gestione e manutenzione del servizio di video sorveglianza cittadino; accertamento e di riscossione delle entrate tributarie; gestione dei servizi cimiteriali; pulizia e guardiania dei bagni pubblici; manutenzione del verde pubblico; personale ata nelle scuole comunali per l’infanzia; gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (occupazioni abusive da parte di soggetti mafiosi, assegnazioni in deroga a soggetti con legami di parentela o frequentazione con questi ultimi).

[dati integrati con la relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti della direzione investigativa antimafia DIA; relazione aggiornata di Avviso Pubblico]

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