Pubblicato: Lun, 20 Mar , 2023

Chi patteggia può ricandidarsi

per effetto di una norma della riforma Cartabia, il Viminale approva la ricandidatura dei politici che ammettono i reati

I politici che saranno condannati dopo un patteggiamento potranno tornare a candidarsi per Parlamento, Comuni e Regioni. Lo ha stabilito il ministero dell’Interno con un parere del Dipartimento per gli Affari Interni ed Enti Locali (15 marzo 2023). Applicando la riforma Cartabia viene dunque smontato il primo pezzo della legge Severino. Quest’ultima impediva ai parlamentari e agli amministratori locali di candidarsi in caso di condanna superiore a due anni, anche in caso di patteggiamento. Nel giugno 2022 Lega e Forza Italia avevano sostenuto un referendum (fallito) per abolirla del tutto.
Con la riforma Cartabia si è avuta un'”abrogazione tacita” di una parte della norma. Ne consegue che tutti i soggetti, per i quali sia stata pronunciata sentenza di patteggiamento, non incorrono più in una situazione di incandidabilità, potendo così concorrere alle prossime elezioni. Resteranno incandidabili invece i politici condannati con pene accessorie, come l’interdizione dai pubblici uffici.
La prossima aggiustatina sarà per eliminare la sospensione per gli amministratori condannati in primo o secondo grado. La decadenza scatterà solo in caso di condanna definitiva. Il ministro della Giustizia e la maggioranza sembrano confermare, infatti, il prossimo disegno di legge per mantenere in carica gli amministratori locali nonostante una condanna non definitiva (primo grado e Appello), equiparandoli ai parlamentari.

Dunque l’incandidabilità prevista dall’articolo 15 della norma, con l’entrata in vigore della riforma Cartabia, “non produce più i suoi effetti”. La legge Severino era già nel mirino dell’attuale Guardasigilli Nordio, assieme all’abrogazione dell’abuso d’ufficio, del traffico di influenze e agli interventi sulla disciplina delle intercettazioni e sulla prescrizione. Ma non è l’unico effetto della riforma Cartabia: infatti, ha dichiarato nulle tutte le disposizioni extra-penali che equiparano il patteggiamento alla sentenza di condanne. Per questo motivo, anche nel Codice Appalti è stata modificata la norma che impone l’esclusione automatica dalle procedure dei condannati definitivi per mafia, terrorismo, corruzione, truffa, riciclaggio, false comunicazioni sociali, turbativa d’asta e altri gravi reati.

 

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