CGIL al Govero, “Noi c’eravamo”.
Massimo Cestaro segreteario Generale SLC CGIL risponde agli assidui frequentatori di talk show.
Stiamo tutti preparando la MANIFESTAZIONE DEL 25 OTTOBRE.
Come è tradizione antica e consolidata della CGIL, tutte le nostre manifestazioni sono di protesta e di proposta.
Oggi però c’è qualcosa in più per cui la risposta deve essere più larga e più forte possibile. Vi è infatti una esplicita azione, anche mediatica e su larga scala, tesa a delegittimare il nostro sindacato su uno degli aspetti per noi più sensibili: Saremmo i difensori dei “garantiti” contro i giovani e contro i precari.
Anzitutto verrebbe da chiedere a tutti quegli assidui frequentatori di talk show, se qualche volta hanno avuto anche il buon gusto di volgere lo sguardo dentro le sedi dove le parti sociali hanno dovuto affrontare gli effetti drammatici della crisi sull’occupazione e vedere lì le facce dei “garantiti” che perdevano il posto di lavoro.
Ma quella che appare davvero come una volgare mistificazione ‐ non sappiamo se per calcolo o per pura ignoranza, probabilmente per entrambi ‐ è la domanda retorica che ci viene posta: quando si allargava il precariato, voi dove eravate?
Bene, noi eravamo lì, con gli occupati, con i disoccupati e con i precari: cioè con tutti coloro i quali hanno in mente il lavoro come condizione irrinunciabile per dare dignità alla propria vita. Abbiamo dovuto combattere contro una legislazione che, scientificamente, ha puntato a sottrarre intere generazioni dalla sfera dei più elementari diritti di cittadinanza. Questi nuovi esponenti di una politica
ottocentesca farebbero bene ad andare a riguardare le nostre azioni sindacali (nostre, di SLC, ma solo per parlare di cose che conosciamo bene!) sui Call Center, sull’editoria, sull’emittenza, sulla produzione culturale! Andassero a rivedersi le interviste televisive ai precari, ripresi di spalle e con la voce contraffatta per non farsi riconoscere: da chi? Da noi? O piuttosto dalle imprese, spesso cooperative,
per le quali lavoravano? Eppure l’attenzione di oggi è tutta rivolta al sindacato che, colpevolmente, non avrebbe associato e quindi rappresentato quel lavoratore precario, mentre nessuno sembra porsi la domanda di quanto quel lavoratore fosse davvero LIBERO di esercitare compiutamente i suoi diritti costituzionali.
Siamo perfetti? No. Errori ne abbiamo fatti anche noi e forse non siamo stati una “sponda” sufficientemente solida per quei lavoratori. Ma nessuno dica che non abbiamo provato ad opporci, anche con la contrattazione collettiva e con qualche risultato, al dilagare del precariato, voluto fortemente e consapevolmente dalle imprese come strumento competitivo sul mercato del lavoro per abbassare le tutele di tutti e col sostegno della Legge che, com’è noto, è sempre sovraordinata rispetto
ai contratti.