Pubblicato: Mar, 17 Giu , 2014

Cepus Dei: l’ombra dei poteri occulti sull’università italiana

In un libro inchiesta, la tesi inquietante di un colpo di Stato per avere un’Italia più debole e più povera


Quattro livelli di potere più o meno occulto controllerebbero il sistema universitario italiano e starebbero orchestrando un vero e proprio colpo di Stato. E’ la tesi che l’avvocato Michele Bonetti e il medico Massimo Citro illustrano nel libro inchiesta, Cepus Dei, presentato presso il Chiostro del Bramate, a Roma.

I due autori attraverso documenti, atti processuali e testimonianze, tracciano un quadro completo e inquietante dei mali che affliggono l’Università italiana, primo fra tutti il numero chiuso, introdotto da una legge, la numero 264 del 1999,  anticostituzionale, che  ostacola il diritto allo studio e, quindi, vieta la conoscenza.

La società italiana, sottolineano Bonetti e Citro, rischia così l’impoverimento culturale, rischia di rinunciare a formare la futura classe dirigente del Paese, demandandone ad altri la formazione.

Gli studenti universitari, infatti, se non riescono a superare le prove d’accesso alle università italiane ricorrono a un oneroso escamotage. Si trasferiscono all’estero, verso i Paesi dell’Est, per conseguire l’agognata laurea. Tra le rotte più battute, quella verso l’Albania e l’ateneo della Signora del Buon Consiglio di Tirana, dove si parla il dialetto romano, o meglio quello di Tor Vergata.

A Tirana, infatti, i programmi di studio, i professori e il personale amministrativo sono gli stessi dell’ateneo capitolino. Diverse, invece, sono le tasse di iscrizione, che, in regime di deregulation, in Albania possono raggiungere cifre davvero elevate che non tutti gli studenti si possono permettere.

Gli autori di Cepus Dei articolano la loro denuncia analizzando i quattro livelli di potere che starebbero interferendo con la democrazia italiana, gruppi che controllano i centri nevralgici della nostra società, come quelli deputati alla formazione dei futuri professionisti.

Una delle soluzioni percorribili, per superare l’empasse del numero chiuso, potrebbe essere quella del sistema alla francese. Secondo fonti ministeriali, è l’ipotesi della quale discutono gli addetti ai lavori. Eppure, anche questa soluzione presenta delle criticità, è un sistema troppo elitario. In Francia, la selezione degli studenti meritevoli, avviene più volte nel corso dei diversi anni accademici, non solo in fase di ingresso. Le eccellenze, però, sono espressione sempre dello stesso estabilishment, sempre della stessa casta.

L’unica via credibile e giuridicamente sostenibile, sottolinea Bonett,i è quella l’accesso libero alle università, l’accesso libero al diritto allo studio da parte di tutti.

In conclusione, gli autori riconoscono che comunque ci sono parti sane all’interno del mondo accademico e vanno coltivate. Ma il libro è un atto di denuncia da parte di chi vuole dissentire, ribellandosi alle ingiustizie e consegnare ai più giovani un messaggio di speranza, incoraggiandoli a non arrendersi.

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