Pubblicato: Lun, 9 Dic , 2013

Caso Rostagno: l’ex capo dei Ris nominato consulente della difesa del boss

Concesso il patrocinio gratuito da parte dello Stato al killer trapanese. Tutto lecito, così come l’indignazione
LucianoGarofano

Luciano Garofano

Di nonsense all’italienne, i nostri tribunali ne sono pieni. Eppure non ci si abitua mai. L’ultimo paradosso giuridico giunge dall’aula Giovanni Falcone del Tribunale di Trapani, dove dal febbraio 2011 è in corso il processo per la morte del giornalista e sociologo Mauro Rostagno, ucciso a Valderice il 26 settembre 1988 in seguito ad un agguato mafioso. Vito Galluffo, l’avvocato difensore di Vito Mazzarra (uno dei due accusati dell’omicidio), ha nominato come consulente l’ex capo dei Ris Luciano Garofano.

Il generale Garofano è stato comandante dei Ris di Parma dal 1995 al 2009. Ha investigato sui principiali casi giudiziari avvenuti negli ultimi decenni in Italia: (dalla strage di Erba al caso Cogne, passando per il serial killer Bilancia e persino per l’inchiesta di Capaci). Quattro anni fa, in seguito ad un esposto presentato dall’avvocato Carlo Taormina, viene indagato dalla Procura di Parma per peculato e truffa ai danni dello Stato. A febbraio di quest’anno tutte le accuse nei suoi confronti vengono archiviate.

In merito al caso Rostagno, Garofano è intervenuto pure sulla perizia balistica durante l’ultima udienza del 4 dicembre, disposta dalla Corte d’assise di Trapani per accertare le compatibilità emerse tra il Dna del presunto killer Vito Mazzara e quelle riscontrate nei reperti balististici, e stabilire di conseguenza se siano casuali o probanti. Ad eseguire la perizia, un collegio peritale composto da esperti delle Università di Palermo e Pisa. E così, nonostante il parere contrario del pm della Dda Gaetano Paci, la Corte ha accolto la richiesta delle difese degli imputati Vito Mazzara e Vincenzo Virga di nominare come proprio consulente di parte, oltre a Garofano, anche Marzio Massimiliano Capra, pure lui un ex ufficiale del Ris di Parma.

Dove risiede il paradosso? Nel fatto che in Italia una vittima di mafia possa anche essere vittima dello Stato, poiché quello stesso Stato, così come stabilito dalla legge, difende gratuitamente chi è accusato di aver commesso un omicidio, perché ufficialmente nullatenente. Il patrocinio a spese dello Stato è previsto nell’ordinamento italiano (DPR n. 115/2002 – artt. dal 74 al 141), con lo scopo di attuare l’art. 24 della Costituzione e cioè garantire l’accesso al diritto di difesa a persone non in grado di munirsi autonomamente del patrocinio di un avvocato per l’incapacità reddituale di sostenerne il costo. Per poter usufruire del cosiddetto “gratuito patrocinio”, è necessario che il richiedente dimostri di avere un reddito annuo non superiore a 10.628,16 euro. Già in passato altri mafiosi “eccellenti” hanno usufruito di tale legge, perché poveri. È il caso di Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio condannato, fra le altre cose, per aver fatto uccidere padre Pino Puglisi e accusato di aver preso parte alla strage di via d’Amelio. Come Graviano, anche altri boss chiesero l’avvocato a costo zero. Basta citare Pietro Aglieri, Leoluca Bagarella e Salvino Madonia.

Ad ottenere il gratuito patrocinio per via del suo stato patrimoniale, tocca oggi al killer Vito Mazzarra, presunto esecutore del delitto Rostagno e che già tra gli altri “favori” aveva ottenuto l’uscita dal 41bis e il trasferimento dal carcere di Biella a quello di Trapani. Più vicino alla moglie, titolare a Valderice di una gioielleria (inaugurata, si racconta, il pomeriggio del 19 luglio 1992), ma soprattutto alla mafia trapanese, preoccupata per la sua sorte. Franco Virga, intercettato insieme a Giuseppe Maltese nell’ambito di un’altra indagine, ricordava che non poteva essere allentata in alcun modo «l’opera di mantenimento e di assistenza» di Mazzara e dei suoi familiari, per evitare un eventuale pentimento. Di lui, i due dicevano: «È un pezzo di storia, se lui parte di cervello, è cuoio per tutte cose». Intendendo che un eventuale pentimento del boss, avrebbe messo a rischio l’integrità della cosca. Guarda caso, proprio poco tempo dopo quella discussione, ‘u zu Vito uscì dal regime del carcere duro.

Tanti, troppi privilegi di cui gode l’anziano pluriergastolano. Stesso trattamento per Vincenzo Virga, il capo mandamento accusato di aver commissionato l’omicidio e attualmente detenuto al 41bis presso il carcere di Parma. Anche per lui lo Stato ha concesso il patrocinio gratuito, mettendogli a disposizione due avvocati. Lo stesso non può dirsi per i familiari di Mauro Rostagno. La figlia Maddalena e la moglie Chicca Roveri sono costrette da anni a costosi (e faticosi) spostamenti per poter assistere alle udienze del processo. Per loro lo Stato non ha pensato ad alcun regalo.

 

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